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Sta volgendo alle ultime battute la sessione estiva di calciomercato. Sebbene alcune trattative bollenti debbano ancora sbloccarsi, con le ultime due settimane che si preannunciano cariche di notizie e possibili colpi di scena, molto è già successo e soprattutto tanto è cambiato nel calcio italiano finalmente. Da essere meri spettatori delle trattative altrui che coinvolgevano i maggiori campioni e talenti del mondo, siamo tornati ora protagonisti dello stesso, riacquisendo quel potere economico e politico tale da andare a prendere gente come Lukaku, all’Inter e De Ligt, sponda Juventus. Persino gli svincolati più appetiti d’Europa arrivano da noi, sempre ai bianconeri, come Rabiot e Ramsey.

Non è però stato sempre così nel recente passato, tutt’altro: per tanti, troppi anni, l’Italia aveva perso non solo liquidità sufficiente per ambire a certi giocatori, ma cosa più grave l’appeal degli stessi verso il nostro campionato. In quest’ottica i club anche maggiori di Serie A si sono visti costretti ad attingere dai propri vivai, vedi il Milan in primis, o dalle serie inferiori e ovviamente in particolare dalla Serie B.

Una indagine realizzata dal sito di scommesse sportive Bwin ha messo in evidenza questo cambiamento di tendenza rispetto al passato recente. La Juventus negli ultimi anni ha speso oltre 40 milioni di euro per ben 16 giocatori, o l’Inter con quasi 20 milioni di euro per 11 giocatori: in tal senso domina in assoluto il sempre attivo Genoa di Preziosi, che ha speso oltre 25 milioni di euro complessivi per ben 21 giocatori. In tal senso un’eccezione è rappresentata dal Milan che ha speso 11,5 milioni per 5 giocatori, cifra però investita quasi totalmente all’epoca per Lapadula, capocannoniere col Pescara vincitore del campionato cadetto. Rossoneri che infatti hanno deciso piuttosto che di attingere dalla B, puntare sul proprio settore giovanile riuscendo a lanciare tanti talenti fatti in casa come Donnarumma, Calabria, Locatelli e Cutrone.

Ponendo lo sguardo dalla parte dei venditori invece, scopriamo il Pescara e Vicenza essere le squadre che più di ogni altra hanno ceduto i proprio migliori giocatori alle società maggiori: 14 per l’esattezza, contro i 12 dell’Empoli e gli 11 del Brescia. In tal senso irremovibile è stato Cellino, Presidente delle rondinelle, capace di resistere con fermezza e costanza alle avances perpetue dei maggiori club verso Tonali, centrocampista classe 2000 designato in qualità di erede di Andrea Pirlo.

Discorso a parte è poi il risultato economico dalla compravendita dei giocatori dalla B: basti pensare alla Sampdoria, che con 10 giocatori Under 23 dalla cadetteria ha riscosso quasi 20 milioni di euro dalla futura rivendita, alla stregua dell’Atalanta che però per raggiungere la stessa cifra ne ha dovuti comprare 14. Il record è anche in questo caso del Genoa, che con 29 giocatori ha riscosso circa 15 milioni di euro.

C’è da augurarsi che, col ritorno ad un maggiore potere economico, i top club italiani non smettano di seguire con attenzione l’evolversi del calcio nostrano e la produzione dei suoi talenti, in ogni categoria.

 

 

(AS)

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