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L’Ape sociale è il trattamento erogato dall’Inps a chi ha l’opportunità di mettersi a riposo anticipatamente in attesa di avere il requisito di età per la pensione di vecchiaia (67 anni) si legge su laleggepertutti.it. L’importo del sussidio mensile raggiunge al massimo i 1.500 euro. Occorre averne, però, almeno 63 ed essere in possesso di alcuni requisiti. Quali? Chi ha diritto all’Ape sociale?

Una delle condizioni che danno accesso a questa prestazione è l’appartenenza alle cosiddette ‘professioni gravose’. E recentemente l’Inps ha aggiornato l’elenco dei mestieri che fanno parte di questa categoria, anche se fare uno dei lavori compresi nella lista elaborata dall’Istituto non dà automaticamente diritto all’Ape sociale. Vediamo, sinteticamente, come e chi può accedere a questo trattamento.

Ape sociale: i requisiti generali

Per poter rimanere a casa anticipatamente dal lavoro e percepire l’Ape sociale in attesa della pensione di vecchiaia, occorre, in linea generale, avere i seguenti requisiti:

aver cessato l’attività lavorativa;

trovarsi in una particolare situazione ‘tutelata’ (disoccupazione per licenziamento o per dimissioni con giusta causa, invalidità civile);

aver versato almeno 30 anni di contributi;

avere svolto una professione gravosa versando almeno 36 anni di contributi (con qualche eccezione che vedremo tra poco);

maturare una pensione di vecchiaia di importo non inferiore a 1,4 volte quello della pensione minima dell’Inps (circa 734 euro al mese).

Ape sociale per i disoccupati

Restiamo, appunto, nell’ambito di chi ha perso il posto di lavoro. Ha diritto all’Ape sociale chi vanta almeno 30 anni di contributi e si trova in stato di disoccupazione per:

licenziamento;

dimissioni per giusta causa;

risoluzione consensuale del rapporto di lavoro per licenziamento economico.

In pratica, si tratta dei requisiti richiesti per percepire la Naspi o la Dis-Coll. Per ottenere l’assegno previdenziale, però, occorre che sia finito il trattamento di disoccupazione. In altre parole, l’Ape sociale può arrivare solo dopo la Naspi o la Dis-Coll, non ‘durante’. Ne ha diritto anche chi è disoccupato per la scadenza di un contratto a termine ma solo se, nei 36 mesi precedenti la fine del rapporto, ha lavorato almeno 18 mesi come dipendente. Allo stesso modo, ha diritto al trattamento anche chi è stato allontanato durante il periodo di prova (viene considerato un licenziamento individuale) o per cessazione dell’attività aziendale, cioè perché la società per la quale lavorava ha chiuso.

Per chiedere l’Ape sociale non occorre più, come succedeva fino al 31 dicembre 2021, essere in stato di disoccupazione da almeno tre mesi.

Ape sociale per i caregivers

Hanno diritto all’Ape sociale i caregivers che:

hanno versato almeno 30 anni di contributi;

assistono da almeno sei mesi il coniuge, la persona in unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap grave;

oppure assistono da almeno sei mesi parenti di secondo grado conviventi se i genitori o il coniuge della persona con handicap ha compiuto i 70 anni o sono affetti anche loro da patologie invalidanti o siano deceduti o divorziati.

Le patologie delle persone assistite che danno diritto a presentare la domanda sono quelle permanenti, cioè le malattie acute o croniche che comportano riduzione o perdita dell’autonomia personale temporanea o permanente, comprese le affezioni croniche:

di natura congenita, reumatica, neoplastica, infettiva, dismetabolica, post-traumatica, neurologica, neuromuscolare, psichiatrica, derivanti da dipendenze, a carattere evolutivo o soggette a riacutizzazioni periodiche;

che richiedono assistenza continuativa o frequenti monitoraggi clinici, ematochimici e strumentali;

che richiedono la partecipazione attiva del familiare nel trattamento sanitario.

Ape sociale per invalidità civile

Hanno diritto all’Ape sociale chi è stato riconosciuto invalido civile con riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%.

Requisito indispensabile, anche in questo caso, per ottenere il trattamento è avere versato almeno 30 anni di contributi previdenziali.

Ape sociale per professioni gravose

Ha diritto all’Ape sociale chi ha svolto una delle cosiddette professioni gravose da almeno sette degli ultimi dieci anni al momento della presentazione della domanda oppure da sei degli ultimi sette anni in via continuativa.

In questo caso, il requisito contributivo non è di 30 ma di 36 anni. Ma ci sono delle eccezioni: possono accedere, infatti, all’Ape sociale con 32 anni di contributi:

gli operai edili con contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti delle imprese edili e affini (nell’ambito dei codici Istat presenti in tabella);

i ceramisti con codice di classificazione Istat 6.3.2.1.2;

i conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta con codice di classificazione Istat 7.1.3.3.

Ape sociale per le lavoratrici madri

Previsto un particolare diritto all’Ape sociale per le lavoratrici madri: possono accedere al trattamento con lo sconto di un anno del requisito contributivo per ogni figlio, fino a un massimo di due anni. Significa che è possibile presentare domanda:

se si ha un figlio: con 29 anni di contributi oppure con 35 se si svolge una professione gravosa;

se si ha due o più figli: con 28 anni di contributi, oppure con 34 anni se si svolge una professione gravosa.

Ape sociale: come presentare la domanda?

Per ottenere l’Ape sociale occorre, innanzitutto, avere il riconoscimento a questo tipo di accompagnamento alla pensione. A tal proposito, va presentata apposita domanda all’Inps, che valuterà la presenza dei requisiti richiesti. L’Istituto può:

comunicare il riconoscimento del diritto all’Ape e indicare la data della prima decorrenza dell’erogazione: a questo punto, l’interessato deve presentare una seconda domanda per chiedere che gli venga corrisposta la prestazione. Il trattamento verrà riconosciuto dal mese successivo alla presentazione della richiesta;

comunicare il rigetto della domanda per mancanza di requisiti.

(AdnKronos)

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