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Green pass, strappo della Lega. Ad appena quattro giorni dalla ‘strigliata’, con i capi delegazioni richiamati all’ordine dal premier Mario Draghi dopo l’incidente sul milleproroghe, un nuovo caso scuote la maggioranza, con il Carroccio che – in commissione Affari sociali alla Camera – apre un nuovo fronte, tentando il colpo di mano con un emendamento che chiede la sospensione del certificato verde dal 31 marzo, giorno in cui arriverà in scadenza – salvo sorprese – lo stato di emergenza dalla pandemia. Non è solo il Carroccio a mostrare segni di irrequietezza. A stretto giro dalla stoccata della Lega, torna a farsi sentire Silvio Berlusconi, chiedendo un progressivo allentamento delle restrizioni, con “un piano di graduale dismissione del Green pass”.

Ma è soprattutto la fuga in avanti del partito di Matteo Salvini a sorprendere, perché arriva quando la ‘ramanzina’ del presidente del Consiglio alle forze che sostengono la sua maggioranza ancora brucia. Eppure da Palazzo Chigi non trapela nulla, si osserva in gelido silenzio quello che avviene a Montecitorio, con la seduta della commissione che slitta in avanti e una maggioranza allo sbando, quasi sull’orlo di una crisi di nervi. Nella seduta riconvocata nel tardo pomeriggio, la Lega torna a votare con l’opposizione, mentre Fi sulla sospensione del passaporto vaccinale a fine marzo si astiene, in scia con le parole del Cavaliere. L’unica certezza, a Palazzo Chigi, è che non sarà il caos a guidare le scelte di Draghi sull’uscita dalla pandemia.

Accelerazioni, su questo, non sono previste. Resta quanto sostenuto dal presidente del Consiglio venerdì scorso in conferenza stampa, ovvero uscire dalla pandemia e dalle restrizioni “al più presto possibile” perché è importante, fondamentale, per “famiglie e imprese”. Dunque la ferma volontà di lavorare a una roadmap che consenta di uscire, step by step, dalle restrizioni della pandemia, da qui al 31 marzo. Nei tempi necessari. Questa settimana, viene spiegato, non sono previste cabine di regia sul tema, nonostante sotto traccia si lavori al dossier. Ogni scelta dovrà essere ancorata ad evidenze scientifiche, con il Cts al timone delle decisioni che di volta in volta verranno assunte.

Intanto il segretario del Pd, Enrico Letta, durante la direzione dem attacca la Lega: “Chiediamo serietà a noi stessi e a tutti perché è l’unico modo affinché questo lavoro comune, che abbiamo chiesto al presidente Draghi, vada avanti con efficacia”. Questa mattina il tema del sostegno convinto all’esecutivo sarebbe stato tra quelli trattati nella telefonata con il leader del M5S Giuseppe Conte: i due si vedranno nei prossimi giorni, forse già domani. Intanto oggi l’asse progressista ha tenuto, il M5S -nonostante l’opposizione confidasse in divisioni interne e spaccature- ha votato compatto, al fianco di Pd, Leu e Italia Viva contro l’emendamento della discordia.

Ma c’è chi teme che un nuovo incidente sia dietro l’angolo e stavolta possa generare fibrillazioni proprio nel fronte che fa capo a Pd e 5 Stelle. Perché c’è un nuovo fantasma che torna ad agitare la maggioranza, quello della Tav, da sempre croce e delizia del Movimento. La progettazione della tratta italiana della Torino-Lione è infatti ripartita, ma manca la copertura finanziaria dei lavori per completare l’intervento e ottenere i fondi Ue. Il piatto piange. Su un costo ipotizzato di 1,7 miliardi, le risorse disponibili sarebbero ferme a 66 milioni, i soldi necessari per la progettazione.

La deputata torinese di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, annuncia un’interrogazione parlamentare al governo e c’è chi è pronto a scommettere che la Lega non tarderà a dare battaglia per mettere in difficoltà gli alleati di governo. Un nuovo grattacapo per l’esecutivo, mentre c’è chi teme che la situazione, tra un incidente e l’altro, possa precipitare verso l’irreparabile. “Su questo, Draghi è stato estremamente chiaro: non intende tirare a campare – osserva un ministro conversando con l’Adnkronos- e non mi pare certo il tipo che sgancia bombe per vedere l’effetto che fa…”.

(AdnKronos)

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