
Draghi: “Serve un accordo con gli Usa sui dazi, ma nulla tornerà come prima”
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L’ex presidente della Bce interviene a Coimbra: “L’Ue è vulnerabile, la crescita dipende dalla domanda esterna”
Al XVIII simposio Cotec in corso a Coimbra, in Portogallo, Mario Draghi ha lanciato un monito sull’evoluzione dell’economia globale e sul peso crescente delle decisioni politiche americane sull’Europa. Secondo l’ex presidente della Banca centrale europea, il ricorso sempre più frequente ad azioni unilaterali nel commercio internazionale e la paralisi dell’Organizzazione mondiale del commercio hanno “minato l’ordine multilaterale in modo difficilmente reversibile”.
Draghi ha sottolineato che le recenti misure commerciali adottate dagli Stati Uniti, tra cui l’imposizione di nuovi dazi, avranno un impatto significativo sull’economia europea. Anche in caso di attenuazione delle tensioni, l’incertezza resterà elevata e frenerà gli investimenti nel settore manifatturiero dell’Unione europea.
L’ex presidente della Bce ha evidenziato quanto l’Europa sia esposta al commercio internazionale: quasi un quinto del valore aggiunto totale dell’Ue deriva dalle esportazioni, una quota doppia rispetto a quella degli Stati Uniti, e circa il 15% dell’occupazione dipende direttamente da esse. Inoltre, l’Ue presenta ogni anno un avanzo delle partite correnti di circa il 3%, un chiaro segnale di dipendenza dalla domanda esterna.
“La nostra principale esposizione – ha spiegato – è verso gli Stati Uniti, che rappresentano oltre il 20% delle esportazioni europee di beni”. Ma l’America influenza anche indirettamente l’Ue, essendo il principale motore della domanda globale e quindi influenzando anche i paesi partner dell’Europa.
Secondo l’analisi della Bce, uno shock al Pil statunitense avrebbe sull’area euro un impatto indiretto persino superiore a quello diretto. Per questo motivo, Draghi ritiene necessario un nuovo accordo con Washington in ambito commerciale, pur avvertendo che “nulla tornerà come prima”.
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(con fonte AdnKronos)
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