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L’uccisione di oggi di Ayman al-Zawahiri rimanda alla notte tra il primo e il 2 maggio del 2011 quando il fondatore di al-Qaeda, il saudita Osama Bin Laden, è stato colpito a morte dalle forze speciali americane nel corso della cosiddetta Operation Neptune Spear ad Abottabad, in Pakistan. Il corpo del leader jihadista fu preso in custodia, portato su una portaerei e seppellito nel mar Arabico dopo un breve rito islamico. A dare notizia della sua morte fu l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, come oggi l’annuncio della morte di al-Zawahiri è stato dato dall’inquilino della Casa Bianca Joe Biden.

“Oggi è un grande giorno per l’America, il mondo è più sicuro, è un posto migliore perché è morto Osama Bin Laden”, aveva detto un trionfante Obama sintetizzando la gioia degli Stati Uniti di fronte alla notizia dell’uccisione del nemico numero uno, il leader di al Qaeda responsabile degli attacchi dell’11 settembre e di una serie infinita di altri attentati in tutto il mondo. “Oggi ci è stato ricordato che siamo una nazione, che non c’è niente che noi non possiamo fare quando ci mettiamo insieme al lavoro, e ci è stato ricordato il senso di unità che ci caratterizza come americani”, ha detto ancora l’allora presidente americano.

Ma il discorso con cui Obama passerà alla storia, il presidente americano l’aveva pronunciato poche ore prima quando, poco dopo le 23,30 ora di Washington, aveva interrotto le trasmissioni dei network che si sono collegati con la Casa Bianca. ”Buona sera. Questa sera, posso rendere noto agli americani e al mondo che gli Stati Uniti hanno condotto un’operazione in cui è stato ucciso Osama bin Laden, il leader di al Qaeda, un terrorista responsabile dell’assassinio di migliaia di uomini, donne, bambini innocenti. E’ stato quasi dieci anni fa che un giorno di sole di settembre e’ stato offuscato dal peggior attacco contro gli americani della nostra storia”, ha annunciato Obama. L’autorizzazione all’eliminazione di Bin Laden è stata data da Obama dopo cinque riunioni del Consiglio di sicurezza nazionale il 29 aprile.

Otto anni dopo, nel 2019, anche il figlio del fondatore di al-Qaeda, Hamza Bin Laden, è stato ucciso in un’operazione antiterrorismo americana nella regione tra Afghanistan e Pakistan. La conferma della Casa Bianca è arrivata a settembre, poco dopo il 18esimo anniversario degli attentati dell’11 settembre, mentre fonti di intelligence citate dalle emittenti americane avevano fatto circolare la notizia da luglio. ”La perdita di Hamza bin Laden non solo priva al Qaida delle capacità di un’importante leadership e della simbolica connessione a suo padre, ma mina importanti attività operative del gruppo. Hamza bin Laden era responsabile di aver pianificato e gestito vari gruppi terroristici”, aveva detto allora la Casa Bianca. Il Dipartimento di Stato Usa aveva messo su Hamza una taglia da un milione di dollari, considerandolo un leader emergente dell’organizzazione un tempo guidata dal padre.

Sempre nel 2019, nella notte tra il 26 e il 27 ottobre, viene invece ucciso in un’operazione eseguita dalle forze speciali statunitensi nel nord ovest Siria il fondatore dello Stato Islamico (Isis) Abu Bakr al-Baghdadi. A poche ore di distanza è stato ucciso con un’operazione mirata anche il portavoce ufficiale del gruppo armato, nome di battaglia Abu Hassan al-Muhajir. A darne notizia, questa volta, è il presidente americano Donald Trump nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca. Trump spiega che dopo una sorveglianza di ”un paio di settimane” i militari americani hanno attaccato un edificio nei pressi del villaggio di Barisha, nella provincia di Idlib a pochi chilometri dal confine con la Turchia. Trump aggiunge che durante il raid Baghdadi si sarebbe riparato in un tunnel sotterraneo senza via di uscita portando con sé tre figli e lì si sarebbe fatto esplodere attivando un giubbotto esplosivo. Sull’iracheno Baghdadi, il terrorista più ricercato al mondo e morto a 48 anni, Washington aveva posto una taglia di 25 milioni di dollari.

Ma il primo leader del terrorismo eliminato dagli Stati Uniti dopo la ‘guerra del terrore’ iniziata dopo gli attentati alle Torri Gemelle del 2001 è il giordano Abu Musab Al Zarqawi, che è stato leader di al-Qaeda in Iraq (Aqi). Cresciuto vicino al più grande campo profughi palestinesi, si è radicalizzato in carcere dove sconta una condanna a cinque anni. Uscito dalla prigione si trasferisce in Afghanistan negli anni Ottanta dove dirige un centro di addestramento per Mujaheddin. Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein decide di entrare in al-Qaeda il 21 ottobre del 2004 e due mesi dopo Osama Bin Laden lo incorona leader dell’Aqi. E’ stato ucciso il 7 giugno del 2006 a Baquba, a nord di Baghdad, quando un missile statunitense ha colpito il suo rifugio.

L’ultimo grande colpo americano al terrorismo, prima dell’uccisione di Zawahiri, risale invece allo scorso febbraio quando Biden annuncia l’uccisione del nuovo leader dell’Isis, Abu Ibrahim al-Hashimi Al Quraishi, nel nord ovest della Siria. In seguito all’operazione di una ventina di militari delle forze speciali americane, giunti sul luogo con elicotteri, droni armati e cacciabombardieri, il leader jihadista si fa esplodere insieme ai suoi familiari, compresi donne e bambini. Il Dipartimento di Stato americano aveva posto una taglia da 10 milioni di dollari per chiunque offrisse informazioni utili alla sua cattura. Quraishi aveva militato nel partito Baath fino al 2003, per poi entrare in al-Qaeda. Nel 2004 è stato infatti arrestato dalle forze statunitensi e detenuto nella prigione di Camp Bucca, nel sud dell’Iraq, dove ha incontrato Abu Bakr al-Baghdadi. Nel 2008, mentre era in prigione, ha prestato servizio come informatore volontario per l’esercito americano in Iraq. Fino al 2014 ha fatto parte di al-Qaeda e poi ha giurato fedeltà allo Stato Islamico (Isis), dove è stato vice di Baghdadi e poi Califfo

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