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I missili russi su Leopoli “sono missili diretti contro il mondo intero, è il messaggio che Putin vi sta mandando, ed è una campana che sta suonando molto forte. Sta oltrepassando molte ‘ red lines ‘, perciò l’Europa è in pericolo. Anzi, il mondo è in pericolo”. E’ quanto ha detto in una intervista a La Repubblica Julija Tymoshenko, ex premier dell’Ucraina, protagonista della Rivoluzione arancione contro la vittoria alle presidenziali di Yanukovich nel 2004.

Sul ritorno a Kiev dell’ambasciatore italiano Pier Francesco Zazo l’ex premier dice di voler ”ringraziare non solo lui, che è molto coraggioso, ma anche il governo italiano. E’ un gesto importante di supporto all’Ucraina. Tutto quanto sta succedendo, a partire dai morti di Leopoli, non può che essere interpretato come un crimine di guerra. Sono bombardamenti indiscriminati. La responsabilità è di Putin, che per questo va punito”.

Putin che Tymoshenko definisce ”un barbaro. Le spiego perché: l’aver lanciato una guerra contro un Paese pacifico, democratico ed europeo come l’Ucraina, è una conferma della sua natura barbarica. Ha incoraggiato l’eliminazione di anziani, donne, bambini. Questo non può essere descritto in altro modo che con quella parola: barbaro. E fascista. Qualcuno pensa che lui sia pazzo, io non credo. Ha una mente fredda, razionale, cinica. E dietro i suoi comportamenti c’è come un nucleo oscuro, qualcosa che arriva dal Medioevo più nero”. L’obiettivo di Putin, dice, ”è conquistare tutto il nostro territorio. Perciò questo è il momento della verità: lasciarlo fare, o fermarlo. Ma la vittoria non dipende solo dall’Ucraina. I leader dei Paesi democratici devono essere uniti contro di lui. L’attacco è stato inaspettato, il resto del mondo non era preparato. Le racconto una cosa: quando ero premier, nel 2008, Putin attaccò la Georgia. Molti analisti politici mi avvisarono: preparatevi, perché lui vuole l’Ucraina. Io pensai che era uno scenario impossibile, perché non c’erano territori contesi, non c’erano problemi. Ero sicura che l’Ucraina fosse intoccabile. Adesso non lo è più”.

Quella del presidente russo è dunque ”una missione storica. Putin vuole tornare ai vecchi confini, non quelli dell’Unione Sovietica, ma quelli dell’impero russo. Vuole aumentare il territorio, l’Ucraina è solo il primo passo. Vuole il possesso e controllo di una parte significativa di quello che noi definiamo Stati Uniti d’Europa. In futuro potrebbe diventare una prigione, per queste nazioni. So che altri Paesi non pensano che la stessa cosa può succedere a loro. Ma c’è una lezione che arriva dal passato: noi non ci siamo accorti di quello che stava succedendo alla Georgia. Perciò voi dovete impararla subito. E ricordo a tutti che prima della guerra Putin disse che i confini della Nato dovevano tornare quelli del 1997, soprattutto per l’area baltica, cioè Lettonia, Estonia e Lituania. Un vero ricatto”.

I primi a essere ”in pericolo” sono ”i Paesi europei a est, quelli centrali e i baltici. Gli altri Paesi della Nato saranno costretti a una guerra globale. Perciò dico che questa guerra riguarda tutto l’Occidente. Putin ha altri obiettivi, la guerra si allargherà”. Intanto ”dal primo giorno di guerra, io e il mio partito abbiamo deciso di restare a Kiev e di essere presenti in tutti i punti caldi del Paese. Fin da subito ho usato le mie relazioni internazionali per aiutare a costruire una coalizione anti Putin. ‘Patria’ è il più vecchio partito del Parlamento, abbiamo esponenti ovunque, nelle città e nei villaggi. Perciò riusciamo a distribuire aiuti umanitari, cibo e vestiti, anche nei posti più pericolosi. E abbiamo aiutato a evacuare bambini e donne dal fronte. Supportiamo Zelensky. Lui, il governo, l’esercito”.

Di Zelensky ne parla come ”un presidente eletto democraticamente. Deve essere forte, E va aiutato. Non parlo solo degli ucraini, ma di tutto il mondo. Questo è molto importante per vincere. Prima della guerra io come leader dell’opposizione e il mio gruppo abbiamo avuto differenti visioni sulle politiche economiche e sociali. Lo abbiamo criticato molto, anche per non aver fatto abbastanza per le forze armate. Ma quando è caduto il primo missile, abbiamo cominciato subito a supportarlo. Ora non c’è opposizione, siamo una cosa sola. Un solo gruppo, e anche un solo cuore”.

(AdnKronos)

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