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(Adnkronos)

Il sistema italiano del riciclo degli imballaggi in plastica è tra i primi in Europa. Nel 2019, infatti, sono state oltre 1.370.000 le tonnellate di plastica raccolte in modo differenziato (il 13% in più rispetto al 2018). Mentre nel 2020 si evidenzia un incremento dell’8% dei quantitativi di rifiuti di imballaggio in plastica gestiti da Corepla nel bimestre marzo-aprile 2020, in rapporto allo stesso periodo del 2019; un aumento, quest’ultimo, in controtendenza rispetto alla riduzione dei consumi (-4%) e della produzione dei rifiuti urbani (-10/14%) del medesimo periodo. Sono questi i numeri di Corepla, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica, che presenta l’ultimo Rapporto di Sostenibilità relativo al 2019 anticipando anche i dati dei primi mesi del 2020.


Raccolta plastica: tutti i numeri del 2019

In particolare, nel 2019 sono state immesse al consumo 2.083.880 tonnellate di imballaggi in plastica di pertinenza di Corepla e ne sono state recuperate 1.917.614 tonnellate, pari al 92%. Il 43% degli imballaggi in plastica è stato avviato a riciclo mentre il 49% è stato avviato a recupero energetico. Nello stesso anno, in Italia, sono state conferite nella raccolta differenziata urbana 1.378.384 tonnellate di rifiuti di imballaggi in plastica (il 13% in più rispetto all’anno precedente). La quantità di rifiuti di imballaggi in plastica avviati a riciclo da Corepla sono stati pari a 617.292 tonnellate di cui: 590.682 tonnellate provenienti dalla raccolta differenziata urbana, 26.610 tonnellate provenienti da commercio e industria.

Anche il dato relativo alle quantità raccolte in rapporto al numero di abitanti serviti risulta in crescita e nel 2019 ha raggiunto i 22,8 chilogrammi per abitante (nel 2018 era 20,1 kg/ab). Per il secondo anno consecutivo, inoltre, la crescita delle regioni a raccolta pro capite inferiore alla media nazionale è stata più che doppia rispetto alla crescita delle regioni a pro capite superiore o uguale alla media nazionale nell’anno precedente. I dati di raccolta delle singole regioni si stanno sempre più avvicinando al dato medio nazionale, superando gli enormi divari che sino a due anni fa caratterizzavano la situazione italiana. Parlando di kg/abitante, in testa per il 2019 risulta la Sardegna (31,8), seguita dalla Valle d’Aosta (31,6) e dal Veneto (28,5).

Le quantità conferite alla raccolta differenziata nel 2019 sono risultate essere composte per il 91% da imballaggi in plastica e per il restante 9% dalle frazioni estranee o neutre contenute nella raccolta mono materiale. Nel 2019 le convenzioni attive sono state 951, per un totale di 7.345 Comuni coinvolti (pari al 92% dei Comuni italiani). Questo significa che nel 2019 gli abitanti serviti da raccolta differenziata grazie al convenzionamento con Corepla sono stati 58.377.389, pari al 96% della popolazione.

Il contributo erogato da Corepla ai Comuni (o soggetti da questi delegati) per sostenere i maggiori costi della raccolta differenziata è stato nel 2019 di oltre 400 milioni di euro. Nel 2019 Corepla ha inoltre avviato a recupero energetico 445.812 tonnellate di rifiuti di imballaggi in plastica, valorizzando anche gli imballaggi più complessi che allo stato attuale non trovano collocazione nel mercato del riciclo.

I vantaggi per l’economia e l’ambiente

Grazie al riciclo degli imballaggi in plastica, nel 2019 sono state risparmiate 433mila t di materia prima vergine, 8.973 GWh di energia primaria, 877mila t di emissioni di Co2 equivalenti. Rispetto al recupero energetico, 218 sono stati i GWh di energia termica prodotta e 108 i GWh di energia elettrica generata.

“L’idea alla base di questa nuova edizione del nostro Rapporto di Sostenibilità è molto semplice – sostiene Giorgio Quagliuolo, Presidente di Corepla – e, a nostro avviso, efficace: attingere direttamente dai dubbi e dagli interrogativi del pubblico, gli stimoli e gli spunti per creare uno strumento di comunicazione e rendicontazione del nostro impegno per la sostenibilità a 360°. Abbiamo espressamente dedicato questo nostro documento ai più giovani, volendo destinare a loro un messaggio chiaro e circostanziato: è attraverso l’impegno quotidiano di oggi che si determina il destino dell’Ambiente di domani e la sua salvaguardia è un indispensabile gesto di altruismo che le attuali generazioni destinano a quelle future”.

“Un dato che salta agli occhi soprattutto in un frangente critico come quello che stiamo vivendo e che presto, speriamo, sapremo superare grazie al fondamentale contributo della ricerca e dell’innovazione, due elementi che distinguono anche il nostro Consorzio. Abbiamo voluto, nello stesso modo, chiarire alcuni punti focali della nostra attività e, soprattutto, ribadire l’importanza di considerare la plastica un risorsa dalle molteplici sfaccettature. All’interno di questa cornice si inserisce il dettaglio dei dati che delineano un’attività in costante crescita, grazie anche alla collaborazione fattiva di tutti i soggetti che operano in convenzione con il Consorzio e, soprattutto, ad una sempre più elevata sensibilità e cultura ambientale che si sta consolidando nella comunità civile, a tutti i livelli” conclude Quagliuolo.

Pandemia e riciclo: le prime stime del 2020

L’anno appena concluso è stato contraddistinto da eventi senza precedenti, che hanno investito tutti i settori e di cui ha risentito anche la nostra attività. La pandemia da Coronavirus, il rallentamento dell’economia mondiale, la Direttiva sugli imballaggi monouso, il Green Deal, gli obiettivi di riciclo sempre più ambiziosi che ci pongono l’ordinamento Europeo e Nazionale, le incertezze legate alla Plastic Tax, la nascita di sistemi alternativi di gestione degli imballaggi in plastica, sono solo alcuni dei temi complessi che il Consorzio si è trovato ad affrontare nel corso del 2020.

In questo panorama di incertezza, la nostra attività, annoverata anche dal Governo fra i ‘servizi essenziali’, non si è mai fermata, nonostante le forti criticità dovute alla chiusura delle attività commerciali e produttive, al brusco arresto dell’export dei rifiuti urbani, alla saturazione della capacità disponibile negli impianti nazionali ma anche al blocco del settore delle costruzioni, che ha fortemente ridotto l’utilizzo della frazione di imballaggi non riciclabili meccanicamente come combustibile nei cementifici.

La pandemia da coronavirus ha sconvolto abitudini e modi di vivere ed ha introdotto importanti modifiche anche nei comportamenti dei consumatori, che hanno privilegiato l’acquisto di generi alimentari imballati, portando all’incremento degli acquisiti online e dell’asporto del cibo, tanto da determinare, nonostante tutto, un aumento degli imballaggi raccolti nel 2020 rispetto all’anno precedente, anche se con una crescita ad una sola cifra. In questa situazione critica, la plastica si è rivelata utile nel garantire la salute e la sicurezza nella vita di ogni giorno, ad iniziare dalla protezione degli alimenti che quotidianamente arrivano sulle nostre tavole.

L’ampio uso di imballaggi in plastica, indispensabili in svariati frangenti, ha in parte modificato la percezione del materiale da parte dell’opinione pubblica, tenendo comunque alta l’attenzione sul senso civico del singolo e sulla necessità di effettuare una corretta raccolta differenziata per evitare la dispersione dei rifiuti nell’ambiente. Ulteriore segnale positivo registrato nel 2020 è l’incremento della percentuale di rifiuti avviati da Corepla a riciclo rispetto all’anno precedente.

In generale, nel 2020 si evidenzia un incremento dell’8% dei quantitativi di rifiuti di imballaggio in plastica gestiti da Corepla nel bimestre marzo-aprile 2020, in rapporto allo stesso periodo del 2019; un aumento, quest’ultimo, in controtendenza rispetto alla riduzione dei consumi (-4%) e della produzione dei rifiuti urbani (-10/14%) del medesimo periodo. La quarantena ha indotto importanti modifiche nei comportamenti dei consumatori, che hanno privilegiato l’acquisto di generi alimentari imballati, incrementato gli acquisiti online e del cibo da asporto.

Nel secondo bimestre 2020 sono cresciuti anche i quantitativi sia dei rifiuti di imballaggio avviati a riciclo sia di quelli valorizzati tramite recupero energetico. Nello stesso periodo, una forte criticità si è manifestata sia a causa della chiusura delle attività commerciali e produttive, sia per il brusco arresto dell’export dei rifiuti urbani: in 7 settimane di lockdown è stata bloccata l’esportazione di oltre 16.000 tonnellate di rifiuti urbani. In più, il blocco quasi totale del settore delle costruzioni ha fortemente ridotto l’utilizzo della porzione di imballaggi non riciclabili meccanicamente (Plasmix) come combustibile nei cementifici. Tale settore rappresenta il 75% circa dell’utilizzo del Plasmix.

Queste cause, unite alla saturazione della capacità disponibile negli impianti nazionali nel secondo bimestre 2020, hanno provocato da una parte l’aumento della quota di rifiuti di imballaggio destinata a riciclo in impianti esteri (+27%, ovvero 3mila tonnellate) e dall’altra, la crescita della percentuale conferita a termovalorizzazione (circa 42mila tonnellate in più rispetto all’anno precedente). La chiusura di alcune settori operativi utilizzatori di materie prime seconde, le forti difficoltà nella movimentazione delle merci e la ridotta capacita disponibile negli impianti di termovalorizzazione hanno spinto, come ultima ratio, anche alla crescita del conferimento in discarica.

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