Stretta su immigrazione: l’Ue cambia approccio e l’Italia rivendica il ruolo
L’Unione europea adotta misure più severe su Paesi sicuri e controlli alle frontiere, con l’Italia protagonista del nuovo corso
L’Unione europea ha deciso di rafforzare il proprio approccio alla gestione dei flussi migratori, segnando un cambio di passo significativo nella politica comune, una vera e propria stretta su immigrazione. I ministri dell’Interno si sono riuniti a Bruxelles e hanno trovato un’intesa sulla posizione negoziale del Consiglio riguardo a quattro strumenti chiave: il regolamento sui rimpatri, quello sui Paesi di origine sicuri, la revisione del concetto di Paesi terzi sicuri e il ‘solidarity pool’, ossia gli impegni dei Paesi non di primo arrivo a sostenere quelli più sotto pressione, tra cui Grecia, Cipro, Spagna e Italia.
Il commissario europeo Magnus Brunner ha definito questa svolta una vera rivoluzione della politica migratoria e del sistema d’asilo. Matteo Piantedosi ha evidenziato il ruolo dell’Italia nel promuovere una linea più severa, ribadendo come Berlino si sia allineata alle posizioni italiane sul tema delle Ong in mare, considerate un possibile fattore di attrazione dei migranti. Il clima a Bruxelles sembra quindi spostarsi verso una gestione più rigorosa dei flussi irregolari, con un’attenzione particolare alla sicurezza e al contrasto della migrazione illegale.
Tra le novità introdotte, il regolamento sui rimpatri consente agli Stati membri di stipulare accordi con Paesi extra-Ue per creare centri di rimpatrio e di applicare misure speciali nei confronti di migranti considerati un rischio, compreso il divieto d’ingresso e la detenzione. L’elenco dei Paesi di origine sicuri, invece, stabilisce quali cittadini possano vedere le loro domande d’asilo trattate con procedura accelerata, includendo Paesi candidati all’Ue e nazioni come Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia.
Il concetto di Paese terzo sicuro viene ampliato: ora gli Stati possono rifiutare richieste di asilo già trattabili in un Paese extra-Ue sicuro, anche senza un legame diretto con quel Paese, mentre minori non accompagnati rimangono esclusi da questa regola. Le tre opzioni per l’applicazione riguardano legami personali, transiti precedenti o accordi bilaterali con il Paese terzo.
In Italia, i centri di rimpatrio di Gjader e Shengjin in Albania diventano esempi concreti di applicazione della stretta su immigrazione, gestendo procedure accelerate e rimpatri concreti. Altri Stati, come Germania e Paesi Bassi, stanno valutando hub simili in Africa, mentre il ‘solidarity pool’ prevede ricollocamenti e contributi finanziari per gli Stati più sotto pressione.
Più che concentrarsi sul ricollocamento dei richiedenti asilo già arrivati, come facevano i governi precedenti, ora l’attenzione è sul controllo dei confini, come sottolineano Piantedosi e Meloni da tempo. L’obiettivo è ridurre i flussi migratori finché possibile (ad esempio dalla Libia). Solo quando i numeri saranno più bassi, si potrà applicare concretamente il meccanismo di solidarietà Ue. Alcuni Paesi, come quelli del gruppo di Visegrad – tra cui l’Ungheria – potrebbero però ritardare l’adesione piena alle nuove regole, soprattutto in periodi delicati come le elezioni nazionali.
LE ULTIME NOTIZIE
(con fonte AdnKronos) stretta su immigrazione stretta su immigrazione
-
News23 ore agoEmma Bonino dimessa dall’ospedale: ecco come sta la leader di +Europa
-
News23 ore agoNuova simulazione sul caso David Rossi riapre il dubbio sul suicidio
-
Flash6 ore agoRagazza trovata senza vita in un cortile di Roma: indaga la polizia
-
Primo Piano9 ore agoZelensky a Roma per colloqui sulla pace: incontro con il Papa e Giorgia Meloni



You must be logged in to post a comment Login