Doha: negoziati su ostaggi a un punto cruciale, attesa per decisione Netanyahu
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Barnea a Doha per colloqui decisivi sugli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza, mentre l’accordo potrebbe essere imminente
David Barnea, capo del Mossad, si trova oggi a Doha, Qatar, per una giornata considerata decisiva nei negoziati sugli ostaggi e il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, secondo fonti palestinesi citate da Al-Araby Al-Jadeed. La notizia è stata riportata anche dal sito di Ynet.
Una fonte palestinese anonima, citata dal giornale qatariota, ha affermato che le divergenze tra le parti sono state superate e si attende ora il via libera del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo ha convocato una riunione del suo gabinetto di sicurezza alle ore 17 locali (le 16 in Italia), secondo la stessa fonte.
L’ufficio del premier israeliano non ha confermato il viaggio di Barnea né il fatto che i colloqui sugli ostaggi siano all’ordine del giorno della riunione imminente. Tuttavia, tre fonti israeliane hanno riferito in forma anonima all’emittente Kan che nel fine settimana si sono registrati alcuni progressi, pur senza raggiungere una svolta definitiva.
Nel frattempo, Israele ha smentito la notizia secondo cui Hamas avrebbe approvato una lista di 34 ostaggi da liberare nella prima fase di un accordo. Il Times of Israel riporta che l’Ufficio del Primo Ministro ha comunicato che al momento Hamas non ha fornito alcuna lista ufficiale. Tuttavia, secondo l’emittente israeliana N12, una lista sarebbe stata presentata, ma senza indicazioni precise su chi tra gli ostaggi sia vivo o meno.
Anche Brett McGurk, inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, è giunto ieri a Doha, alimentando le speranze per un possibile accordo dell’ultimo minuto. Il quotidiano saudita Al-Hadath riferisce che l’accordo in fase di definizione includerebbe un cessate il fuoco temporaneo di due o tre mesi a Gaza, oltre a garantire l’immunità ai leader di Hamas contro eventuali attacchi israeliani. L’intesa prevede inoltre il coinvolgimento di paesi arabi e occidentali nella gestione della Striscia di Gaza insieme a gruppi palestinesi.
Nel frattempo, la situazione umanitaria a Gaza continua a peggiorare. Un neonato è morto di ipotermia, l’ottavo in pochi giorni, a causa delle temperature che hanno raggiunto fino a 10 gradi sotto lo zero. Al-Jazeera riporta che le condizioni nei campi profughi, dove migliaia di persone si sono rifugiate, sono insostenibili. L’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha lanciato l’allarme su X, segnalando che circa 7.700 neonati vivono in condizioni precarie. A dicembre, quattro neonati sono morti per il freddo, inclusa una bambina deceduta il giorno di Natale, secondo l’agenzia di stampa Wafa.
Nel contesto del conflitto, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno annunciato di aver ucciso Saad Said Zaki Dahnon, comandante della Jihad islamica palestinese e vice capo della divisione missilistica del gruppo. Dahnon, coinvolto nel massacro del 7 ottobre nel sud di Israele, è stato ucciso in uno scontro con militari israeliani a Jabalia, nel nord di Gaza.
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(con fonte AdnKronos)
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