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L’Inghilterra aumenterà esponenzialmente i controlli sul calcio. Tra i punti del White Paper approvato dal governo Sunak, c’è la creazione di un organo indipendente, simile ad un’authority, per vigilare sui conti e la gestione dei club.

Questa, spiega lo studio Annunziata&Conso ripreso da calcioefinanza.it, è la principale di tre novità che cambieranno il calcio nei prossimi anni. Le altre due riguardano il coinvolgimento dei tifosi nella gestione dei club e la lotta dell’Ue al riciclaggio di denaro sporco nel calcio.

Il White Paper britannico per controllare il calcio

Oltre alla creazione di un organo indipendente per controllare i club, sono molti i punti su cui il governo inglese ha deciso di intervenire:

• Impedire ai club inglesi di partecipare a competizioni separatiste, come la Superlega;

• Prevenire il ripetersi di fallimenti finanziari, proteggendo i club e i tifosi;

• Introdurre rigorosi controlli finanziari per i proprietari e direttori dei club;

• Dare maggiore rappresentanza ai tifosi, consentendo loro di influenzare decisioni come il cambio di nome, stemma e colori della squadra;

• Regolamentare e bilanciare la distribuzione del denaro nella piramide del calcio inglese, intervenendo se necessario per garantire accordi finanziari equi tra le serie minori e le leghe principali

Le novità sono state annunciate a inizio anno, ma iniziano a prendere forma concreta in questi mesi. “La Premier League e i suoi club ora considereranno attentamente il piano del governo affinché l’Inghilterra diventi la prima grande nazione a rendere il calcio un’industria regolamentata dal governo”, è stato il commento ufficiale della principale federazione calcistica d’Oltremanica.

D’altronde il fascicolo sul Manchester City per presunta frode finanziaria è ancora aperto e ci sono tanti punti da chiarire.

Con le nuove norme verrà applicato un Codice di governance aziendale e saranno effettuati test per verificare l’idoneità e la correttezza della gestione dei proprietari e dirigenti. In caso di incongruenze, l’organo regolatore interverrà e potrà anche imporre sanzioni.

I club non hanno reagito positivamente: il co-proprietario del West Ham, David Sullivan ha detto: “Un regolatore di calcio è una pessima idea. Il governo è pessimo nella gestione di tutto, guardate in che pasticcio si trova il Paese”. Per Sullivan si tratta di una riforma che appesantirà le casse dei club: “Un organo indipendente avrà uno staff enorme che il calcio dovrà pagare. Sarà un totale spreco di denaro”. Gli fa eco l’amministratore delegato dell’Aston Villa, Christian Purslow, secondo cui l’eccessiva regolamentazione rischia di “uccidere la gallina dalle uova d’oro” con riferimento al vasto indotto della Premier.

Il governo Sunak vuole dare più peso ai tifosi

Il White Paper vuole anche assegnare un ruolo più importante alle rappresentanze dei tifosi. Si prevede addirittura che i supporter verranno agevolati negli incontri con i massimi vertici per discutere diverse questioni, comprese quelle patrimoniali, e avranno diritto di veto sugli elementi storici societari, come stemma e colore della maglia.

Il vuoto di contatto tra club e tifosi è stato parzialmente colmato da piattaforme come Socios.com che permette ai tifosi di acquistare dei fan token e sentirsi parte della squadra. I gettoni virtuali, acquistabili solo con criptovalute, danno diversi vantaggi, ma di poco peso, come la possibilità di scegliere le canzoni da riprodurre nello stadio durante il riscaldamento, scegliere il nome del campo di allenamento o prenotare un posto per una cena con la squadra.

L’intenzione del governo Sunak è quella di aprire un canale di coinvolgimento più importante che crei un ponte non solo con i protagonisti del campo, ma anche con la governance del club.

Come funziona l’azionariato diffuso nel calcio

L’azionariato diffuso, o popolare, è una forma di governance speciale, in un certo senso romantica. In pratica le quote dei club diventano di proprietà dei tifosi che, possedendo anche una sola azione, godono di tutti i diritti e i doveri per legge spettanti ai soci. In cambio dei capitali, i tifosi possono godere di benefici di varia natura. I tifosi ottengono vantaggi commerciali come agevolazioni sull’acquisto di biglietti e di abbonamenti, sul merchandising ufficiale, promozioni dedicate da partner e sponsor, inviti ad eventi privati organizzati ad-hoc, fruizione di contenuti esclusivi, ma anche gadget commemorativi e personalizzati.

L’esempio per eccellenza di questo modello è il Barcellona. Tutte le quote societarie del club blaugrana sono detenute dall’omonima associazione polisportiva, di cui i tifosi possono diventare soci ma non proprietari. L’azionariato popolare è diffuso anche in altri club spagnoli come il Real Madrid, l’Athletic Bilbao, l’Osasuna e il Real Murcia.

Nel modello spagnolo, la massima espressione dei poteri decisionali spettanti ai soci del Club consiste nel diritto di voto per l’elezione del presidente della squadra.

Questo strumento è molto diffuso in Germania, dove la “legge del 50%+1” impedisce che un singolo azionista possieda più del 50% di un club di Bundesliga, il massimo campionata tedesco. Questo ha portato a una distribuzione diffusa di azionisti in molti club. Un esempio notevole è il Bayern Monaco, di proprietà di Audi, Adidas, Allianz e dei suoi tifosi, che possiedono il 73% del club. Anche la seconda squadra di Amburgo ha abbracciato l’azionariato popolare, con 15 mila soci che guidano il club.

L’azionariato diffuso nel calcio italiano

E in Italia? L’azionariato diffuso è quasi irrilevante nel calcio italiano, ma non mancano gli esempi virtuosi. L’apripista dell’azionariato popolare in Serie A è stato il Trust “My Roma” che, attivo dal 2010, è riuscito a comprare una quota di azioni della società, acquisendo sempre più credibilità. A Torino l’associazione ToroMio, associazione dei tifosi del Torino, vuole promuovere il confronto tra il club e tutti i protagonisti dell’ambiente. Dopo anni di mutuo sostegno, nel 2018 MyRoma, ToroMio e Apa Milan (Associazione dei piccoli azionisti del Milan) hanno deciso di fare squadra fondando il comitato “Nelle Origini Il Futuro“, che oggi annovera associazioni di tifosi di Parma, Modena e Rimini, Cosenza, Sassari Torres e Acireale, Arezzo.

La missione del comitato è promuovere una proposta di legge che definisca giuridicamente sia la società sportiva partecipata (“il contenitore”), sia l’ente di partecipazione di tifosi, battezzato da loro “Comunità Sportiva”. In generale, nonostante gli sforzi di questi enti, in Italia non si è ancora arrivati a riconoscere un ruolo ai tifosi nella governance delle società calcistiche professionistiche.

Il tentativo più noto è stato quello di Interspac, ma l’iniziativa, promossa in prima persona dall’economista Carlo Cottarelli, non ha incontrato il parere favorevole del gruppo Suning, proprietario dell’Inter.

Su questo tema si è affacciata anche la politica italiana che ha presentato un
disegno di legge a marzo 2023
. L’obbiettivo è quello di favorire l’azionariato diffuso nelle società sportive professionistiche e dilettantistiche, anche per dare un ruolo ai sostenitori nella gestione dei club.

Il ddl presenta alcune regole come il fatto che a ciascun socio, indipendentemente dalla partecipazione nella società, spetta un solo voto all’interno dell’ente sportivo a partecipazione popolare, oltre all’obbligo di impiegare gli utili o gli avanzi di gestione per la realizzazione delle attività istituzionali e il divieto di distribuire gli stessi utili a favore di soci o componenti del Consiglio di amministrazione.

L’azionariato popolare si propone come modello di governance alternativo e per più ragioni sostenibile: crea un ponte tra il club e i tifosi, vero pilastro del calcio e permette alla società di non dipendere dalle scelte e dalle finanze di un solo proprietario.

La lotta al riciclaggio nel calcio

La terza e ultima rivoluzione del calcio d’occidente potrebbe derivare dalla decisione del Parlamento Europeo di includere le società calcistiche professionistiche tra i soggetti obbligati al nuovo regolamento antiriciclaggio. Questa scelta è stata motivata dalla percezione del calcio come un potenziale terreno fertile per il riciclaggio di denaro, come sottolineato dal Gafi (l’organizzazione intergovernativa che lotta contro il riciclaggio) nel 2009 e dalla Commissione Europea nel 2019. Infine, nel 2021 anche Europol (l’Agenzia dell’Unione Europea per la Cooperazione di Polizia) ha riferito che lo sport professionistico, e in particolare il calcio professionistico, è esposto al rischio di riciclaggio.

In conclusione, mentre i soldi arabi cercano di conquistare il calcio mondiale, il calcio occidentale risponde con la regolamentazione. Questi tre temi – il ruolo del regolatore indipendente in Inghilterra, il coinvolgimento dei tifosi in Italia e la lotta contro il riciclaggio a livello europeo – avranno un impatto significativo sulla governance dei club calcistici nei prossimi anni.

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(AdnKronos)


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