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Dalla fine del 2024 le imprese italiane ed estere con stabile organizzazione in Italia dovranno necessariamente avere un’assicurazione contro le catastrofi naturali.

Quest’obbligo è stato inserito con la Legge di bilancio per garantire una maggiore resilienza e sicurezza alle imprese che si trovino di fronte a calamità naturali, ma anche per ridurre l’esborso di denaro pubblico. Le imprese che non adempiono a questo obbligo potrebbero subire sanzioni e penalizzazioni, come l’esclusione dagli aiuti statali o l’applicazione di multe. L’obbligo di copertura assicurativa deve essere rispettato entro il 31 dicembre 2024.

In base al nuovo obbligo di legge, secondo Cerved, l’esposizione potenziale massima delle compagnie assicurative salirà dagli attuali 790 miliardi ad oltre 1.700 miliardi di euro, quasi mille miliardi in più.

L’anno scorso, il susseguirsi di calamità naturali del 2023 aveva generato un aumento delle assicurazioni stipulate dagli imprenditori, accelerando un trend già in atto. Secondo l’Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), infatti, nel 2020 la spesa delle imprese italiane per assicurarsi contro i danni da catastrofi naturali è aumentata del 6,5% rispetto al 2019 raggiungendo un totale di 1,2 miliardi di euro in premi assicurativi.

Quanto sono assicurate le imprese in Italia?

Solo negli ultimi 10 anni, secondo la società assicuratrice Munich Re, l’Italia ha subito danni per 35 miliardi di dollari. Se si considera tutto il mondo si arriva a 2.400 miliardi. A livello europeo, l’Italia è il paese più esposto con un tasso di vulnerabilità del +35% rispetto alla media europea.

Un divario enorme che però non corrisponde ad un’adeguata copertura assicurativa. Dall’indagine di Accenture, infatti, risulta che nel Belpaese tre abitazioni su quattro sono esposte a rischi significativi di calamità naturali, ma tra quelle dichiarate “a rischio”, solo il 4% è coperto da assicurazione.

Il Mediterraneo è già da anni un bacino in cui “gli effetti dei cambiamenti climatici sono estremizzati e anticipati, rispetto ad altre regioni del mondo, e l’Italia si trova al centro di questo hot spot del cambiamento climatico”, avvertiva Legambiente nel “Rapporto 2022 dell’Osservatorio di Legambiente CittàClima”.

Il monitoraggio svolto dall’Osservatorio ha individuato 780 comuni italiani in cui si sono già registrati impatti rilevanti dal 2010 a fine ottobre 2022. Gli eventi con danni registrati sulla mappa del rischio climatico sono arrivati a 1.503 con un aumento del 27% in meno di un anno, tra il 2021 e i primi 10 mesi del 2022. Solo nel 2022 sono stati registrati 254 eventi di questo tipo.

Nel 2023 l’intensità e la frequenza delle catastrofi naturali sono aumentate nel mondo e in Italia. Solo negli ultimi due anni il Belpaese ha dovuto affrontare la frana di Ischia (novembre 2022) e le alluvioni che hanno colpito le regioni Marche (settembre 2022), Emilia-Romagna (maggio 2023) e Toscana (novembre 2023).

Con 164 dollari di danno pro-capite a livello nazionale, le tre alluvioni che hanno colpito a maggio l’Emilia-Romagna si collocano al sesto posto nella classifica delle 20 peggiori catastrofi naturali del 2023 stilata da Christian Aid, anche se la correlazione con il cambiamento climatico è meno forte che negli altri casi.

Il danno economico assume dimensioni enormi se spalmato solo sulle persone direttamente interessate dalle alluvioni arrivando a oltre 200.000 dollari di danno pro capite.

Come cambia l’esposizione nelle varie zone

Secondo l’elaborazione di MBS Consulting, in Italia quasi tutte le microimprese fino a 9 dipendenti non sono assicurate: solo il 5,6% di queste aziende ha stipulato polizze di copertura per terremoti mentre la percentuale scende al 2% per alluvioni.

La copertura è limitata anche per le imprese piccole da 10 a 49 dipendenti (22,8% risulta assicurato contro terremoti, il 19,7% contro le alluvioni), mentre raggiunge buoni livelli tra quelle medie da 50-249 dipendenti (69,2% di copertura per i terremoti e 71,5% per le alluvioni) e per le grandi (88,8% per i terremoti e 84,9% per le alluvioni).

Secondo un’analisi geografica descritta da Esgnews.it, la macroarea più esposta alle catastrofi e quindi quella più delicata per le compagnie assicurative è il Nord-ovest. L’esposizione totale tra Tra Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia e Piemonte si attesta a circa 700 miliardi di euro di cui 400 attribuibili a fabbricati e terreni e 300 a macchinari, impianti e attrezzature industriali e commerciali. Questi dati, che rappresentano il 40% del totale nazionale stimato, sono fortemente influenzati dalla Lombardia, che a causa dell’elevata densità industriale ha, da sola, esposizioni per più di 500 miliardi di euro.

A seguire il Nord-est, che include Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, con un’esposizione complessiva di circa 430 miliardi di euro e una ripartizione del rischio equilibrata tra fabbricati e terreni, da un lato, e macchinari, impianti e attrezzature industriali e commerciali, dall’altro.

Nel Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo) si registra un’esposizione di circa 330 miliardi di euro, di cui 120 associati al valore dei fabbricati e terreni nel solo Lazio.

Infine, nel Sud (Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) e nelle Isole l’esposizione complessiva ammonta a circa 240 miliardi di euro con Sicilia e Sardegna esposte al 70% per fabbricati e terreni.

Le conseguenze per le compagnie assicurative

Il quadro normativo non è ancora definitivo e la legge concede al Ministero dell’Economia e delle Finanza e al Ministero delle Imprese e del Made in Italy la possibilità di stabilire ulteriori modalità attuative e operative, a partire dalla individuazione degli eventi calamitosi e catastrofali.

È evidente, però, come l’obbligo di assicurazione non riguardi da vicino solo le imprese, ma anche le stesse compagnie assicurative che devono capire come adattarsi a questo nuovo scenario rivedendo il proprio business model.

In tal senso un alleato delle compagnie può essere l’intelligenza artificiale e la sua capacità predittiva esponenzialmente maggiore rispetto a quella umana. Il nuovo scenario normativo costringerà anche le compagnie assicurative a brancolare, almeno in parte, nel buio. Per questo, una tecnologia che trovi la soluzione più efficiente per l’impresa calcolando una quantità di dati ingestibile dai metodi tradizionali può essere un valido supporto.

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