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C’è da fare “un lavoro enorme” per ricostruire l’Ucraina. Volodymyr Zelensky si è rivolto al Forum di Davos, prestigioso appuntamento che riunisce il gotha della finanza mondiale, per lanciare il suo ennesimo appello degli ultimi 89 giorni di guerra. Stavolta incentrato sul futuro del suo Paese, alcune parti del quale sono state devastate dai bombardamenti russi.

“Vi invito a prendere parte a questa ricostruzione”, ha detto in collegamento video da Kiev ai rappresentanti degli Stati presenti. “La quantità di lavoro è enorme. Abbiamo più di 500 miliardi di dollari di perdite. Dobbiamo ricostruire intere città, intere industrie”, ha proseguito il leader ucraino annunciando un “modello speciale di ricostruzione” che consiste nel fatto che ciascun Paese o città interessato avrà l’opportunità “storica” di ‘adottare’ una specifica regione, città, comunità o industria dell’Ucraina.

“La storia è a un punto di svolta” e queste parole non hanno “solo un significato retorico”, ha evidenziato, sottolineando che ora è il momento in cui “si decide se la forza bruta dominerà il mondo. La forza bruta non cerca altro che la sottomissione di coloro che vuole sottomettere. E non discute ma uccide, come sta facendo la Russia in Ucraina anche in questo momento in cui stiamo parlando”.

Zelensky ha quindi accusato la Russia di essere diventata uno “Stato di crimini di guerra” che ispira “altri potenziali aggressori” e le cui azioni provocano “invece di città pacifiche di successo: rovine annerite. Invece del normale commercio: mine nel mare e porti bloccati in Ucraina. Invece del turismo: cieli chiusi e migliaia di bombe e missili da crociera russi. Ecco come apparirà il mondo se l’umanità perderà” quest’occasione. “Sembrerà una grande raccolta di crimini di guerra”.

Il leader ucraino ha quindi sostenuto che le forze ucraine hanno fermato l’esercito russo, che è stato “definito il secondo al mondo”, ma a costo di pesanti combattimenti e migliaia di vite umane e ora “stiamo gradualmente cacciando gli occupanti dalla nostra terra”.

“Ma avremmo dovuto farlo se l’anno scorso fossimo stati ascoltati e se il pacchetto di sanzioni che può abbattere qualsiasi aggressore fosse stato applicato in modo preventivo contro la Federazione Russa? Sono sicuro che la risposta è ‘no’ “, ha insistito Zelensky, criticando la comunità internazionale per aver “reagito” e non “prevenuto” l’offensiva di Mosca.

Secondo il presidente, ora non bisogna aspettare che la Russia usi armi chimiche, biologiche o nucleari e non si deve “dare all’aggressore l’impressione che il mondo non mostrerà abbastanza resistenza”, ribadendo il suo appello a imporre a Mosca il “massimo” delle sanzioni che, ha evidenziato, ancora non sono state imposte.

“Embargo petrolifero russo. Blocco completo di tutte le banche senza eccezioni, tutte. Completa cessazione del commercio con l’aggressore. Questo – ha detto riferendosi sempre alle sanzioni – dovrebbe essere un modello di pressione che funzioni in modo convincente per mantenere la pace per decenni”.

E infine un passaggio sulla sicurezza alimentare, messa a repentaglio dal blocco dei porti ucraini e dalla ‘guerra del grano’ scatenata dalla Russia. “Qualsiasi risposta alla carestia di massa è in ritardo per definizione. La carestia deve essere fermata quando non è ancora iniziata. Ma ora non esiste uno strumento del genere nel mondo – ha concluso – Proponiamo di creare un’organizzazione di Stati esportatori di cibo responsabili e democratici che possano agire nel rispetto dei diritti umani e delle regole del commercio globale. La nostra motivazione è molto semplice. Qualunque siano i punti di svolta nella storia, l’umanità deve avere un’assicurazione contro la carestia”.

(AdnKronos)

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