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Gradara – Dalle Marche – terra natale di Anselmo Bucci, capace di generare un’influenza potente e duratura sulla sua produzione – fino a Parigi, la città del cuore, che l’artista seppe descrivere nei suoi aspetti quotidiani e suggestivi, attraverso opere su tela e incisioni (Odeon, Cinema Forain L’Autunno) che ne immortalano anche l’anima irrequieta e decadente (la serie Paris qui bouge).

È un viaggio nello spazio, nella vita e nella carriera di uno dei massimi artisti italiani del ‘900, nonché figura di particolare importanza per l’identificazione di una identità marchigiana nelle arti figurative, quello raccontato dal primo grande evento espositivo promosso dalla Rete Museale Marche Nord, diretta da Luca Baroni e che vede il Comune di Gradara come ente capofila assieme ai comuni di Apecchio, Borgo Pace, Mercatello sul Metauro, Mombaroccio e Terre Roveresche.

“Bucci. Dalle Marche a Parigi” – finanziata dalla Regione Marche e prodotta dal Comune di Gradara in collaborazione con il Comune di Fossombrone, Gradara Innova s.r.l. e la Rete Museale Marche Nord – è il titolo della mostra che, dal 2 dicembre 2023 al 18 febbraio 2024 andrà a coronare un anno particolarmente significativo per il MARV (Museo d’Arte Rubini Vesin). Il museo, aperto al pubblico nel febbraio del 2023 e ancora parzialmente in corso di riqualificazione (i lavori si concluderanno nel giugno 2024), inaugura con Bucci una stagione espositiva 2024-25 ricchissima di appuntamenti, con l’obiettivo dichiarato di trasformare Gradara e i comuni della Rete Museale in un punto di riferimento di altissimo livello per gli amanti dell’arte in Italia e in Europa.

Saranno oltre 150 tra dipinti, disegni, incisioni e fotografie le opere esposte di Anselmo Bucci (1887-1955), eseguite tra il 1904 e il 1950 e arrivate a Gradara grazie al prestito eccezionale della Quadreria Cesarini di Fossombrone, dell’Archivio Anselmo Bucci e di importanti collezionisti privati. Tra questi, molti capolavori esposti nelle Marche per la volta, come l’Odeon del 1919-20, il ritratto a figura intera dell’amata Juliette (1920), e il celebre ritratto di Rosa Rodrigo (la Bella), del 1923, già nota come immagine di copertina della mostra L’arte della Moda tenutasi recentemente ai Musei Civici di Forlì.

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Il ruolo della donna

Un viaggio, quello nell’arte di Bucci, nel quale trova grande spazio la figura femminile. Alla donna è infatti dedicato il primo ambiente espositivo (nove in totale quelli allestiti al MARV), che si propone di ricostruire l’importanza avuta dalle donne nella carriera del pittore. Esse furono per lui non solo modelle o soggetti, ma una costante fonte di ispirazione e aiuto professionale. Oltre al celeberrimo dipinto Gli amanti sorpresi, forse la più nota opera di Bucci e che trova un particolare legame con Gradara raffigurando una variante del mito dantesco di Paolo e Francesca, la sala dedica un’intera parete a Juliette Maré, amica, amante, compagna e musa del pittore per oltre vent’anni.

Proprio in occasione della mostra (e del volume di studi, la cui pubblicazione è attesa per febbraio, che la accompagna) gli Amanti hanno cambiato interpretazione: già ritenuto l’amara descrizione di una triste esperienza personale conosciuta da Bucci (il presunto tradimento della compagna Juliette con il caro amico Leonardo Dudreville), il quadro viene ora riconosciuto come opera di fantasia, basato sulla figura di una modella utilizzata più volte dall’artista. Esso ritrova quindi tutto il suo valore ironico, enfatizzato dalla scanzonata scritta sul telaio (‘Il signor Celestino ha perso il treno’) che ne fa una delle creazioni più avvincenti di Bucci.

L’esposizione è divisa per nuclei tematici, al fine di aumentare la suggestione dei visitatori che hanno modo di apprezzare per la prima volta l’opera di Bucci scoprendo, di volta in volta, i soggetti della sua produzione: da Parigi agli Animali, dagli Autoritratti ai Viaggi compiuti in località esotiche. I toni dell’allestimento, tenuti scuri per valorizzare la luce delle opere, armonizzano il confronto tra opere di natura diversa, come i dipinti, le incisioni e, per la prima volta in una mostra di questa portata, i disegni, ai quali è dedicata un’intera sala.

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