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“Quello che ha detto Greta a proposito dell’evitare di spegnere centrali nucleari attive credo sia di buonsenso perché penso che nessun ambientalista concreto e credibile possa pensare di spegnere all’istante le centinaia di reattori presenti nel mondo”. Così all’Adnkronos Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, commenta le parole dell’attivista svedese intervistata dalla tv pubblica tedesca ‘Ard’ sulla questione energetica (“se le centrali nucleari sono in attività penso che sarebbe un errore chiuderle privilegiando il carbone”, ha detto Greta).

“Altra cosa – continua Ciafani – è pensare di puntare su nuove centrali nucleari da costruire per combattere la crisi climatica perché il nucleare di nuova generazione ancora non esiste e il nucleare di attuale generazione ha costi esorbitanti. Se per la lotta alla crisi climatica dobbiamo fare in fretta e dobbiamo abbassare la bolletta non è il nucleare che ci permetterà di risolvere le due questioni”. Piuttosto “bisogna investire nei prossimi anni su nuovi impianti industriali a fonti rinnovabili, su nuovi impianti di accumulo dell’energia elettrica prodotta da rinnovabili non programmabili e sulle reti per accompagnare la graduale chiusura degli impianti nucleari, la Germina ne ha ancora tre attivi”.

Inoltre, “la tecnologia sulle rinnovabili, il grande eolico a terra o a mare, galleggiante, gli impianti fotovoltaici grandi, medi o piccoli hanno costi per kilowattora di gran lunga più bassi del costo del kilowattora degli impianti nucleari. Oggi sarebbe un suicidio economico pensare di costruire nuove centrali nucleari, questo vale nei Paesi industrializzati, con economie emergenti e in via di sviluppo”.

Il tema ‘nucleare’ è riapparso anche in campagna elettorale ma “in Italia piuttosto che discutere sull’apertura di nuove centrali nucleari sarebbe opportuno che il prossimo governo, in questa legislatura, risolvesse una volta per tutte, con trasparenza e coinvolgimento dei territori, la vicenda della costruzione del Deposito dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività che devono essere smaltiti in Italia”.

Sulla strategia da mettere in campo contro la crisi energetica, per Ciafani, “l’Europa con il Repower Eu alza l’asticella rispetto al Fit for 55 quindi l’Europa ha le idee chiare; in Italia abbiamo le idee confuse perché nell’ultimo anno e mezzo le politiche sulla transizione ecologica in Italia hanno lavorato molto di più sulla diversificazione dei Paesi da cui ci approvvigioniamo di gas e non hanno lavorato con la stessa efficacia sulla nuova potenza rinnovabile per ridurre gradualmente fino ai minimi termini l’uso del gas. Il prossimo governo deve liberare dalla burocrazia, dai dinieghi senza senso delle sovrintendenze e deve prevedere tempi di autorizzazione veloci per i nuovi impianti a fonti rinnovabili, dai grandi impianti industriali fino alle piccole comunità energetiche”.

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(AdnKronos)

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