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In Italia avremo mai il nucleare? Forse no ma, per come vanno avanti le cose, probabilmente è meglio mettersi il cuore in pace anche per rigassificatori, rinnovabili e grandi opere. Tutta colpa della burocrazia che fa giri immensi rallentando di anni la messa in cantiere di un’opera in barba a qualsiasi a qualsiasi tipo di emergenza. Insomma, un’Italia dei no quella descritta da Luca Romano, laureato in fisica teorica, più conosciuto sui social come ‘L’Avvocato dell’atomo’ dove la sua pagina Facebook è seguita da oltre 75mila persona.

In Italia, spiega Romano, “per avviare un’opera occorre nominare un commissario straordinario, convocare la conferenza dei servizi e tutta una serie di passaggi burocratici, ognuno dei quali richiede mesi. Questo fa sì che un ‘opera di estrema urgenza come il rigassificatore di Piombino non possa essere avviata prima di un anno dall’acquisto della nave da parte di Snam”.

Ma questo vale anche per le rinnovabili. “A Taranto ci hanno messo un anno mezzo per costruire le pale eolico del parco offshore ma ci hanno messo 13 anni per avere le autorizzazioni. Ed è così per tutto. Se continuiamo così non avremo il nucleare sicuramente ma non avremo neanche le rinnovabili e nient’altro”. Secondo Romano dunque, “bisogna modificare radicalmente l’assetto burocratico del paese togliendo potere ad una serie di enti locali, come sovrintendenze, comitati che oggi hanno il potenziale di rallentare la messa in cantiere di un’opera anche di anni”.

E neanche l’urgenza della crisi energetica, secondo Romano, “frena queste persone che si mettono a disquisire sul colore della nave rigassificatrice o del comune di Piombino che dice che farà una valutazione degli impatti sugli attraversamenti stradali di una nave e che farà ricorso al tar. Nessuno capisce la portata dell’emergenza”. “Oggi è stato annunciato un aumento del 59% dell’elettricità in bolletta per gli italiani e nessuno capisce che il rigassificatore serve ad evitare che questo aumento diventi ancora peggiore a febbraio, marzo, aprile dell’anno prossimo”.

Per questo inverno, continua l’esperto, “forse riusciamo a cavarcela. Abbiamo gli stoccaggi pieni al 90% ma li abbiamo riempiti con gas russo che l’anno prossimo non avremo più. L’Italia dipende ancora dalla Russia per il 20% delle sue forniture di gas. Se entro l’anno prossimo non riusciamo a sostituire questo 20% con qualcos’altro – e i rigassificatori di Piombino e Ravenna ne farebbero la metà di questo 20% – per l’inverno 2023 e 2024 saremo costretti a razionare i riscaldamenti o addirittura a imporre lo stop alle imprese energivore. Un vero disastro”.

Il nuovo governo avrà la forza di invertire la rotta? “Il programma energetico di Fratelli d’Italia ha un pregio che è quello di essere molto pragmatico sul gas a breve termine ma ha anche il grande difetto di ignorare la questione climatica – ambientale. Detto ciò non so cosa il nuovo governo possa fare per mantenere le promesse evitando questa burocrazia infinita. Sicuramente una cosa che andrebbe fatta è quella che ha provato a fare Renzi, ovvero la riforma del titolo V della costituzione che accentra un po’ più di potere a Roma togliendolo agli enti locali”.

(di Loredana Errico)

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(AdnKronos)

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