Canada: Trudeau a un passo da dimissioni mentre si avvicina la presidenza del G7
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La stabilità politica del Canada vacilla mentre Justin Trudeau affronta una crisi interna senza precedenti, con l’ombra delle dimissioni imminenti
Mentre il Canada si prepara a guidare la presidenza del G7, la sua reputazione di bastione di stabilità politica viene messa in discussione da una crisi che minaccia di travolgere il governo di Justin Trudeau. Il primo ministro, al potere da quasi un decennio, potrebbe non riuscire a mantenere il suo incarico fino al vertice di giugno, che si terrà a Kananaskis, in Alberta. I leader delle potenze mondiali potrebbero dunque essere accolti da un volto nuovo al posto di Trudeau.
Secondo le recenti notizie diffuse dalla CNN, Trudeau starebbe valutando la possibilità di dimettersi nei primi mesi del 2025. Un passo che aprirebbe la strada a nuove elezioni anticipate o alla nomina di un successore interno al Partito Liberale, che però al momento sta attraversando un periodo difficile. I sondaggi attuali mostrano infatti che il partito di Trudeau è in forte svantaggio rispetto ai conservatori, con un distacco di circa 20 punti percentuali. A rendere ancora più fragile la sua posizione sono le tensioni interne al suo stesso schieramento politico.
Oltre ai problemi economici, in particolare l’inflazione e la questione dell’immigrazione, la crisi si è aggravata con la recente minaccia di dazi del 25% da parte del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Queste tensioni commerciali hanno riacceso i contrasti tra i due Paesi, soprattutto dopo che Trump ha scherzosamente proposto di trasformare il Canada nel “51esimo Stato” americano durante una cena con Trudeau a Mar-a-Lago. Tuttavia, le parole del presidente eletto non si sono limitate all’ironia: Trump ha anche attaccato pubblicamente la ministra delle Finanze, Chrystia Freeland, dopo le sue dimissioni a dicembre.
Freeland, figura chiave del governo canadese dal 2015, ha lasciato il suo incarico in segno di disaccordo con Trudeau, soprattutto per quanto riguarda le risposte del governo alle pressioni economiche provenienti dagli Stati Uniti. Nella sua lettera di dimissioni, ha spiegato come le sue opinioni fossero ormai incompatibili con quelle del premier riguardo alle sfide imposte dal protezionismo economico di Trump. Al suo posto, Trudeau ha nominato Dominic LeBlanc, che era già coinvolto nei dossier legati alla sicurezza e ai confini durante gli incontri con gli Stati Uniti.
Trump non ha esitato a criticare aspramente Freeland, definendo il suo operato “tossico” e dichiarando che il Canada non sentirà la sua mancanza, ricordando le difficoltà avute con lei anche durante i negoziati del Nafta.
La crisi politica, però, non riguarda solo il rapporto con Trump. Trudeau sta affrontando una crescente opposizione interna, con membri del suo stesso partito che iniziano a mettere in discussione la sua leadership. Anche Jagmeet Singh, leader del Nuovo Partito Democratico, ha espresso la volontà di sostenere una mozione di sfiducia contro il governo. Questa mozione, annunciata dai conservatori, verrà discussa quando la Camera dei Comuni riprenderà i lavori a gennaio. Se la sfiducia dovesse passare, Trudeau non avrà altra scelta che indire nuove elezioni.
Nonostante le difficoltà, Trudeau non ha ancora chiarito se intenda dimettersi, ma fonti interne suggeriscono che potrebbe usare le vacanze invernali per riflettere sul suo futuro politico. Negli anni, il primo ministro ha superato diverse crisi, ma questa volta molti osservatori ritengono che la sua carriera potrebbe davvero essere vicina alla fine.
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(con fonte AdnKronos)
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