Non si ferma il commercio di tigri, responsabilità anche europee
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Commercio illegale destinato alla produzione di medicine tradizionali e pellicce, ma anche trofei; cattività, sfruttamento. E’ così che nonostante gli accordi internazionali, la tigre fa i conti con un mercato che ne minaccia continuamente la sopravvivenza. E l’Europa ha la sua parte di responsabilità. A fronte di un numero di tigri in libertà che tocca quota 3.890, quelle sequestrate ogni anno nel mondo sono ben 2.359; le tigri vive esportate dall’Italia (dichiarate) sono 23, 181 dall’Europa verso Oriente; quattro i sequestri in Italia di parti di tigre destinati al mercato cinese tra il 2000 e il 2017; 913 le tigri dichiarate in Europa in 19 Paesi (stando ai dati delle autorità che hanno fornito il numero), 24 in Italia.
Si stima inoltre che siano tra le 3 e le 4mila le tigri detenute in cattività in Europa, quelle detenute in cattività in Italia potrebbero essere circa 400. E per restare in Italia, nel periodo 1999-2017, il nostro Paese è stato il primo importatore di tigri (175, legalmente) e il massimo esportatore (294 legalmente) in Europa. A mettere insieme i dati è la Lav nell’anno della Tigre d’Acqua che, secondo il calendario cinese, si è aperto il 1 febbraio.
E proprio nel primo giorno di quest’anno, l’organizzazione animalista tedesca Four Paws ha pubblicato un report che rivela un quadro inedito della ‘produzione’ di tigri e grandi felini in Sud Africa, l’entità di questo fenomeno e come il Paese stia violando gli accordi internazionali sul commercio di specie selvatiche (convenzione di Washington – Cites). Il rapporto afferma che la mancanza di normative efficaci riguardanti l’allevamento privato e il commercio di grandi felini vivi dal Sud Africa sta perpetuando il commercio illegale di animali selvatici e sta contribuendo al declino delle popolazioni di grandi felini in tutto il mondo.
Il traffico in Sud Africa e le responsabilità europee
Il Sud Africa esporta ogni anno un gran numero di tigri vive allevate in cattività, ma anche parti di esse. Tra il 2011 e il 2020, almeno 359 tigri vive sono state esportate dal Sud Africa, principalmente in Vietnam, Cina e Thailandia, noti punti caldi per la domanda di parti di tigri e per il commercio illegale destinato alla produzione di medicine tradizionali e pellicce. I trofei sono stati il secondo articolo di tigre più frequente ad essere esportato dal Sud Africa, con ben 54 trofei di tigre.
Il Sud Africa non è l’unico Paese coinvolto nello sfruttamento incontrollato di questi animali, infatti l’Europa è al centro del traffico globale e due Paesi come l’Italia e la Francia, sottolinea la Lav, sono responsabili, da soli, del 50% del traffico europeo. Considerando che si stima che al mondo ci siano solamente 12.000 tigri e che di queste solamente 3.900 vivano in natura, la situazione è drammatica.
Oggi in Italia siamo di fronte ad un possibile cambiamento positivo per le tigri e gli animali esotici, in generale. Entro l’8 maggio 2022, infatti, il ministero della Salute è chiamato ad approvare il decreto attuativo della legge 53 che vieterà totalmente la riproduzione, la detenzione e il commercio di animali selvatici ed esotici. “Ci appelliamo dunque al ministro della Salute Speranza, affinché spinga per un decreto attuativo veloce e inerente al testo di Legge (la 53 del 2021). Solo attraverso questi cambiamenti epocali si potrà tornare, ma non come prima”, chiede la Lav.
(AdnKronos)
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