Nucleare, rifiuti radioattivi in attesa deposito: dove sono
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Passo avanti per l’individuazione dell’area che ospiterà il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. La Sogin, infatti, nel rispetto dei tempi, ha trasmesso al ministero della Transizione Ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) a ospitare l’infrastruttura. Il documento, una volta approvato dall’Isin, l’ispettorato sulla sicurezza nucleare e radiologica, verrà reso pubblico tramite un decreto congiunto dei ministeri Transizione ecologica e Infrastrutture. La pubblicazione della Cnai avvierà così la fase delle candidature: un percorso partecipato da parte delle Regioni e degli enti locali con l’obiettivo di arrivare ad una decisione condivisa del sito.
Una volta definita l’area, da programma ci vorranno circa 4 anni per la costruzione del deposito. Il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi consentirà la sistemazione definitiva di circa 78 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni. Di questi rifiuti, circa 50mila metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica e circa 28.000 dai settori della ricerca, della medicina nucleare e dell’industria.
Sul totale di 78.000 metri cubi, 45mila verranno prodotti nei prossimi 50 anni mentre sono circa 33.000 i metri cubi di rifiuti già prodotti e collocati in circa 26 impianti provvisori distribuiti sul territorio nazionale. Tra questi troviamo l’ex centrali nucleari di Borgo Sabotino, Garigliano e Caorso, rispettivamente in provincia di Latina, Caserta e Piacenza. Ma ci sono anche i siti di Saluggia, nel vercellese, e i depositi di Rotondella (Mt) in Basilicata e di Statte (Ta) in Puglia. Inoltre, nel Deposito Nazionale sarà compreso anche il Complesso stoccaggio alta attività (Csa), per lo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività.
(AdnKronos)
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