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Se oggi le vecchie cannucce di plastica sono improponibili, è chiaro che le loro sostitute di carta o di grano duro non sono la soluzione ideale: infatti dopo appena dieci minuti che sono immerse nel bicchiere, assorbono una parte del liquido, si inzuppano o, addirittura, si sciolgono. Non solo: soprattutto, non c’è nessun controllo di qualità durante il processo produttivo e nessuno sa quale sia il reale legante che viene rilasciato nelle nostre bevande. Dall’Emilia, per l’esattezza dalla Nanoprom Chemicals Benefit Company di Sassuolo, società che opera nel settore del trattamento delle superfici, arriva tuttavia una soluzione semplice ed efficace: si chiama Polypaper ed è un rivestimento realizzato con processi di vetrificazione a freddo della cannuccia che non ne alterano la struttura. Come spiega l’ad Gian Luca Falleti, “il nostro prodotto, testato in campo alimentare, ha un elevato potere idrofobico, rende la carta resistente ai liquidi senza interferire con la sua riciclabilità, perché il rivestimento Polypaper è composto prevalentemente da silice, una sostanza minerale inerte e biocompatibile”.

Una cannuccia trattata con il Polypaper, inoltre, è totalmente insapore. Anzi, addirittura, regala la sensazione di bere da un contenitore di vetro, a differenza di quella tradizionale che spesso rilascia un poco piacevole retrogusto. Non è tutto. Le cannucce di carta “amiche dell’ambiente” sovente contengono tracce di PFAS (sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate) che, oltre ad essere inquinanti, sono anche dannose per la salute, perché interferiscono con il sistema endocrino provocando scompensi a livello immunitario, della fertilità, dello sviluppo nell’età evolutiva.

Secondo un team di ricercatori dell’università di Anversa – il primo al mondo ad avere svolto un’analisi di questo genere – su 39 marche di cannucce, 27 contenevano tracce di PFAS, per un totale di 18 differenti sostanze chimiche. Il trattamento protettivo Polypaper scongiura questo pericolo, dal momento che rende le cannucce idrorepellenti e quindi più resistenti al contatto con le bevande.

Ma se non bastasse l’applicazione nel settore delle cannucce (di cui ogni giorno vengono prodotte 2 miliardi di unità) il Polypaper può essere impiegato in numerosissimi altri campi, a iniziare dagli imballaggi. Nell’ultimo decennio quelli a base di cellulosa sono passati da 4,33 milioni a 4,92 milioni di tonnellate anche se i produttori hanno via via ridotto le grammature medie del cartone per soluzioni di packaging sempre più leggere ed eco sostenibili, ma anche meno resistenti alle intemperie.

Ma – come emerso in test durati cinque mesi in cui gli imballaggi sono stati esposti alle intemperie – il Polypaper, grazie alle sue proprietà idrorepellenti e in virtù dell’alta tensione superficiale che crea sul rivestimento, consente all’acqua di scivolare via, mantenendo così le scatole perfettamente impermeabilizzate.

Studi certificati in laboratorio hanno peraltro dimostrato l’efficacia di questa soluzione sia dal punto di vista chimico – perché Polypaper di Nanoprom Chemicals non rilascia sostanze pericolose – sia da quello della sostenibilità, dal momento che il cartone trattato è totalmente riciclabile. E l’Azienda, forte di questi risultati positivi sta studiando la fattibilità per la costruzione – sempre a Sassuolo – di un impianto automatizzato di imballi nel comparto ceramico che a regime genererà una riduzione di circa 8 milioni di metri quadrati annui di plastica.

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(AdnKronos)


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