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Il settore dei videogiochi e quello degli eSports sono strettamente collegati tra loro e nel corso degli ultimi anni hanno dimostrato di avere enormi margini di crescita. Stime sempre più accurate citano fonti vicine ai 200 milioni di dollari come indotto globale del mercato dei videogiochi, cifra che è in costante aumento e non sembra conoscere crisi all’orizzonte. Ciò ha attirato l’interesse di numerosi investitori, in particolar modo provenienti dall’Arabia Saudita. Il paese, per volere di Mohamed Bin Salman, punta al raggiungimento di tutti gli obiettivi previsti dal Vision 2030 e la diversificazione economica degli investimenti rientra tra questo. In modo particolare, lo scopo è quello di rendere l’Arabia Saudita l’interlocutore prediletto di tutti gli scambi (economici e finanziari principalmente) tra il mondo medio orientale e quello occidentale. È per perseguire tale scopo che è stato istituito il Public Investment Fund, il fondo sovrano che ha tra le voci di spesa una serie di investimenti legati al mondo del gaming: promozione di eventi legati agli eSport, creazione di videogiochi e la compartecipazione all’interno delle aziende produttrici. L’interesse legato al mondo degli eSports è presente già dal 2017, anno di istituzione della Saudi Esports Federation, volta a promuovere, sviluppare e pubblicizzare il settore del gaming. L’apice sarà poi toccato durante il 2023, anno in cui la capitale Riyadh ospiterà i Global Esports Games, tra le più importanti manifestazioni del settore.

Osservatori ed esperti stranieri, tuttavia, sollevano più di una questione soprattutto in relazione alla possibilità di avere proprie aziende produttrici: un aspetto da tenere in considerazione riguarda infatti la libertà di cui disporranno gli eventuali creatori e sviluppatori. Il rischio potrebbe essere quello di creare videogiochi che siano in funzione della propaganda saudita, con il rischio che le community di gamer, sempre più strutturate a livello globale, possano non accogliere nel modo migliore il loro operato. È importante ricordare, infatti, che la maggior parte di questi gruppi sono composti da giovani vicini a tematiche tradizionalmente in contrasto con le politiche saudite, come quelle LGBTQ+. Non esistono luoghi fisici in cui confrontarsi ma queste community utilizzano principalmente i social per dar voce alle proprie opinioni, come nel caso di Twitch: sulla piattaforma di streaming alcuni gamer superano i 10 milioni di follower.  L’interesse del mondo arabo può essere spiegato dal fatto che il mercato legato al mondo dei videogiochi sia ancora in costante espansione e soprattutto mira ad essere il più trasversale possibile, non dedicandosi solo ad una parte della popolazione piuttosto che un’altra. In particolar modo, l’utilizzo sempre più frequente degli smartphone come strumento per utilizzare i videogiochi va ad abbattere uno dei grandi paletti rimasti in piedi fino a pochi anni fa, vale a dire il costo relativo all’acquisto di console e videogiochi.

Ora è possibile giocare mediante il proprio smartphone: tramite il download di applicazione è possibile giocare con passatempi tradizionali e non solo: dalle app di sport agli sparatutto, dai giochi di carte alle sale da gioco virtuali con giochi di carte e popolari slot, si passa dalla slot machine Book of Ra alla roulette o al poker. Per poter accedere a questi giochi è ormai sufficiente solo lo smartphone, divenuto un bene posseduto dalla stragrande maggioranza della popolazione, ed una buona connessione Internet: ciò permette di avvicinarsi ad un pubblico sempre più vasto. E un pubblico sempre più vasto non può che richiamare sempre maggiori investimenti.

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(AS)

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