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Il dibattito sulle navi ong suscitato da quanto sta accadendo nel porto di Catania, da ultimo l’accusa del presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick di incostituzionalità del decreto Piantedosi del 4 novembre, sollecita una riflessione: “Qui ognuno cerca di interpretare le norme in base al segnale che vuole dare. Ma alla fine il problema principe è uno: la redistribuzione dei migranti”. Così all’Adnkronos il costituzionalista Salvatore Curreri, professore in Istituzioni di diritto pubblico all’Università Kore di Enna.

L’analisi di Curreri parte da una considerazione: “Non sono un esperto di diritto della navigazione, ma in base al diritto internazionale non è fondato affermare che chi sale su una barca battente bandiera entri nel territorio di quello stato. E seppur lo fosse, la conseguenza apparentemente ragionevole di un diritto di preclusione di sbarco non è fondata perché la Costituzione precisa e riconosce il diritto dello straniero all’asilo politico. Quindi a questi soggetti va riconosciuto il diritto allo sbarco e alla domanda di asilo internazionale”, afferma il giurista ricordando che “l’Italia è già stata condannata dalla Corte Ue che ha sancito il diritto dei migranti ad esser messi in condizione di presentare domanda di protezione internazionale”.

Secondo il professore di Enna, l’idea che queste persone possano presentare richiesta di asilo al paese battente bandiera della nave su cui sono a bordo senza scendere a terra non è infatti realistica: “Non credo che siano nelle condizioni di farlo da una nave. Sono domande che non si fanno su due piedi; va istruito il personale; i tempi di vaglio delle richieste non si esauriscono nel giro di 48 ore tanto è vero che questa gente resta nei centri di accoglienza straordinaria a lungo. E’ inutile quindi che ci nascondiamo dietro un dito – ironizza il giurista – quando il vero problema è la redistribuzione dei migranti”. Detto ciò io “credo che sotto il profilo costituzionale tenere in mare le persone in quelle condizioni non sia in conformità con l’articolo 2 della Carta, che è un principio sui diritti inviolabili dell’uomo. Certo ci sono anche il 52, sulla difesa della patria e dei confini, ed il 10 sul diritto di asilo”. Ne prevale uno? “Vanno interpretati in maniera tonda – conclude – senza radicalizzare le posizioni”. (di Roberta Lanzara)

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