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© Pyotr Sivkov/TASS

“Obiettivo dei rashisti è estinguere il popolo ucraino e cancellare l’Ucraina dalla faccia della terra con bombardamenti dei quartieri residenziali e stupri in massa di donne e ragazze. Per dimostrare che gli ucraini non hanno diritto di vivere”. E’ il report fornito all’Adnkronos dall’ufficio del Commissario per i diritti umani del Parlamento dell’Ucraina, Lyudmila Denisova, che comunica: “Ciò spiega in modo evidente la ragione per cui la categoria delle vittime privilegiate dai militari russi risulta essere quella delle donne, che donano la vita, e attraverso i bambini garantiscono il futuro del mondo”. “Dai sobborghi di Kiev, Chernhiv ed ora dai centri abitati di Kharkiv, Kherson, Zaporizhzhia in totale abbiamo ricevuto 900 denunce di stupri di guerra. In 135 casi ci sarà bisogno di sostegno psicologico a lungo termine”. “Ci aspettiamo un quadro ancor più brutale dopo la liberazione di Mariupol e Melitopol, adesso in mano ai russi”.

Secondo l’ufficio della Denisova, ci sono testimonianze raccolte che denunciano militari russi, accusati di aver detto ad alcune donne e ragazze ucraine violentate “che le avrebbero stuprate al punto che non avrebbero più potuto avere rapporti con nessun altro uomo”. “L’obiettivo sotteso è impedire loro di procreare, mettere al mondo bambini ucraini. Perché la violenza sessuale è l’arma in arsenale della Federazione russa per eseguire il genocidio del nostro popolo”. Gli stupri, quasi sempre di massa, sono perpetrati oltre che contro le donne “anche su uomini, anziani e bambini piccoli”, si legge nella relazione dell’Ufficio del Commissario per i diritti umani. Un fatto “confermato dai dati in mano all’Ufficio del procuratore generale che tuttavia non è ancora in grado di stabilire il numero esatto delle vittime” poiché i territori occupati sono inaccessibili, le forze dell’ordine non possono raccogliere le prove sui luoghi del crimine e tra l’altro “molte persone che hanno subito una violenza sessuale da parte dei militari russi potrebbero essere state uccise durante l’occupazione”.

A complicare le indagini, il procedimento ed il ‘censimento’ dei casi di stupro (di competenza delle forze dell’ordine, dell’ufficio del procuratore generale, del servizio di sicurezza dell’Ucraina, della polizia nazionale, disciplinati secondo l’art. 438 del Codice Penale dell’Ucraina – violazione delle usanze e tradizioni di guerra) è la reticenza di molte vittime. Secondo quanto si apprende, “la violenza sessuale è uno dei crimini più taciuti durante la guerra. Le vittime non parlano. Hanno paura e si vergognano di chiedere aiuto, figuriamoci rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare il crimine. Non vogliono che si sappia; temono i pettegolezzi e di essere in qualche modo stigmatizzate anche perché spesso semplicemente non credono che lo stupratore sia mai punito”. I casi di stupro e torture contro le donne ucraine si registrano dal 2014, ma “all’epoca il problema non è stato coperto in maniera massiccia dai media; le informazioni non sono state diffuse a sufficienza e per questo per molto tempo il fenomeno è rimasto invisibile. Oggi è necessario parlarne affinché le vittime si sentano al sicuro e capiscano che lo stato e la società si prenderanno cura di loro”.

L’Ufficio del commissario sottolinea come sia assodato ormai che il recupero psicologico anche solo parziale delle vittime di stupro necessiti di tempo. “Ci aspettiamo infatti che il numero delle denunce dei casi di violenza sessuale aumenterà. Come già avvenuto a Kiev dopo la liberazione: sulla linea verde dedicata, che funziona dal 1 aprile con il sostegno di Unicef, arrivano le richieste dalle vittime o dai testimoni di violenze sessuali. Giorno dopo giorno il numero di queste chiamate aumenta”. E’ una dinamica che rende indispensabile, che “in conformità alla Convenzione europea come per i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra non ci siano termini di prescrizione – fa presente Denisova – In modo che le testimonianze di chi non è pronto a farlo subito, non perdano validità con il passare del tempo”.

Agghiacciante il capitolo bambini e minorenni vittime di violenza sessuale: “un lavoro meticoloso e complicato fisicamente e psicologicamente – fa presente l’Ufficio legislativo – ci sono già procedimenti pregiudiziali in corso condotti dalla polizia nazionale che verifica dettagliatamente le notifiche di violenza sessuale compiuta dai militari russi sui minorenni e bambini sotto i 14 anni d’età, pubblicate sui media, on line, inclusi i canali ufficiali della Denisova”. Gli impiegati delle forze dell’ordine studiano ogni crimine registrato. Stabiliscono quale divisione militare si trovava nel centro abitato al momento dei fatti, chi era il comandante, chi ripartiva gli ordini e anche le generalità di ogni soldato. Nel farlo, sono coadiuvati dagli addetti alla perizia medico-giudiziaria per l’identificazione dello stupratore”.

Una campagna di informazione diffusa dagli organi statali, dai media, dalle organizzazioni non governative, unitamente a centri di sostegno psicologico e terapie farmacologiche apposite sono gli interventi immediati messi a punto dal governo ucraino per gestire le vittime di violenza sessuale. Questo si legge nella relazione consegnata all’Adnkronos dall’Ufficio del Commissario del Parlamento Ucraino, Lyudmila Denisova che aggiunge: “Il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan ha annunciato ‘zero tolleranza per qualsiasi crimine a sfondo sessuale o gender’ nell’inchiesta dei crimini di guerra russi in Ucraina. E l’Ucraina, con il sostegno della comunità internazionale, farà tutto il possibile e impossibile affinché la dirigenza politica e militare russa e ogni militare russo coinvolto direttamente risponda di ciò che ha commesso. Nessuno sfuggirà alla sua responsabilità”.

“Il dovere dello stato e dei legali è ascoltare, registrare quotidianamente e inviare due volte al giorno le informazioni delle vittime di crimini di guerra anche a sfondo sessuale al vaglio delle istituzioni penali internazionali”, si legge nella Relazione. “Il Governo ha anche firmato un Memorandum di collaborazione con l’Onu per quanto riguarda la prevenzione e le modalità operative di reazione alle denunce di violenza sessuale durante la guerra – si ricorda – Inoltre lo scorso 3 maggio sono state approvate una serie di modifiche all’articolo 14 della legge dell’Ucraina di ‘aiuto legale gratuito’, in base a cui tra i soggetti aventi diritto sono state incluse le vittime di violenza sessuale, torture e comportamento brutale durante le azioni belliche o conflitto armato”.

(Roberta Lanzara – AdnKronos)

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