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A Caracas, la vita si svolge tra delazioni, arresti arbitrari e repressione violenta. Il racconto di una italo-venezuelana tra pericoli e privazioni

A Caracas, la paura è parte integrante della vita quotidiana sotto il regime di Nicolás Maduro. Uomini armati e incappucciati irrompono nelle case di notte, mentre paramilitari stranieri reprimono violentemente chi scende in piazza. A denunciare questa realtà all’AdnKronos è G., una donna italo-venezuelana, che preferisce mantenere l’anonimato per timore di ritorsioni. “Non si può più vivere tranquillamente,” racconta. “Ho lavorato in radio, ma ora sono costretta a cancellare foto e video da WhatsApp, a non scrivere mai informazioni precise sugli appuntamenti. Gli uomini del regime possono irrompere in qualsiasi momento.”

La delinquenza ordinaria è stata in parte sostituita dalla repressione politica. “Anche i giovani dei barrios, i quartieri più poveri e pericolosi, si sono ribellati al regime. Alcuni sono stati uccisi, molti altri arrestati,” spiega G. A Caracas, l’arresto o la sparizione può avvenire per un semplice post sui social o per una parola sbagliata. Le case degli oppositori politici vengono marchiate con una X, segnali che spesso preannunciano l’arrivo della polizia o di uomini in passamontagna che, senza mandato legale, portano via le persone. “Non sappiamo dove vengano condotte. Prima c’era l’El Helicoide, ora molte di queste persone scompaiono nel nulla.”

Anche nelle relazioni quotidiane, la fiducia è un lusso che pochi si possono permettere. “Il tassista che ti porta a destinazione potrebbe denunciarti, o magari è solo una persona normale, ma nessuno rischia più di fidarsi. Nei bar, sui mezzi pubblici, è comune sentire: ‘Per favore, non parliamo di politica’.”

La repressione si affianca a un quadro di privazioni materiali drammatiche. “L’elettricità è un bene intermittente,” continua G. “L’altro giorno siamo rimasti senza corrente per più di 16 ore. Quando manca la luce, le medicine si deteriorano, i telefoni si scaricano, e chi riesce va nei ristoranti con generatore per ricaricare i dispositivi.”

Le scuole funzionano a singhiozzo. Molti bambini vanno a lezione solo due o tre volte alla settimana, e gli insegnanti devono stare attenti a cosa dicono in classe. “Una parola sbagliata e si rischia la visita notturna degli uomini in passamontagna,” racconta G., che descrive una situazione di terrore diffuso. Tuttavia, mentre la popolazione subisce queste privazioni, “i membri del regime vivono una vita di lusso. Li vedi mangiare nei ristoranti più costosi, mentre la maggior parte delle persone non ha nemmeno il necessario per sopravvivere.”

La delusione nei confronti del regime cresce. “Molti che un tempo avevano sostenuto Chávez ora odiano Maduro,” conclude G. La comunità venezuelana, dentro e fuori il Paese, vive nell’ombra della paura, con pochi disposti a parlare apertamente di ciò che accade, sapendo che la repressione non conosce confini.

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(con fonte AdnKronos)

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