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“Questi dati non ci possono soddisfare”, il Movimento “non riesce a stare sui territori” e a “intercettare le sofferenze” della gente. Non si nasconde, il leader pentastellato Giuseppe Conte. E dopo l’ennesimo flop 5 Stelle registrato in una tornata elettorale amministrativa ci mette la faccia, annunciando la “fase 2” della riorganizzazione interna avviata ormai un anno fa ma “rallentata” – dice il presidente M5S in conferenza stampa – “sia da resistenze interne” sia da fattori “esogeni” come la diatriba legale in corso a Napoli.

Non sorridono al Movimento 5 Stelle queste elezioni amministrative, anzi. E l’ex premier lo ammette davanti ai giornalisti. Anche nelle città che hanno visto un’importante affermazione della coalizione ‘progressista’ (che per Conte non è in discussione nonostante il tracollo M5S certificato dalle urne) l’apporto dei pentastellati non si è rivelato determinante. Lo dimostra, ad esempio, il risultato di Verona, dove nello schieramento di centrosinistra a sostegno di Damiano Tommasi il simbolo del M5S non figura neppure.

A Genova, la città di Beppe Grillo, è debacle: la lista del Movimento – che sosteneva il candidato del centrosinistra Ariel Dello Strologo, sconfitto dal sindaco uscente Marco Bucci già al primo turno – sfiora appena il 4,5%, mentre il Pd si porta al 21%. Emblematico il caso di Padova, dove il M5S – nello schieramento a sostegno del sindaco uscente Sergio Giordani insieme ai dem – raccoglie poco più dell’1%. Male anche nelle ormai ‘ex’ roccaforti del Sud come Palermo (7%) e Messina. Per non parlare di Parma, dove il Movimento ha scelto di non presentarsi.

Gli avversari interni di Conte ‘aspettavano’ l’esito delle amministrative per rimarcare ancora una volta il loro dissenso. Ma nel giorno dello spoglio anche i ‘nemici’ più rumorosi restano in silenzio di fronte alla Caporetto grillina: e intanto affilano le armi, in vista dei prossimi giorni che si preannunciano infuocati anche alla luce dell’attesa decisione dei giudici di Napoli sul nuovo ricorso presentato dagli attivisti contro lo statuto e la leadership di Conte. Un verdetto che rischia di disfare per l’ennesima volta la ‘tela di Penelope’ della rifondazione voluta dall’avvocato di Volturara Appula.

L’esito delle urne ha fatto suonare un pericoloso campanello d’allarme all’interno della truppa pentastellata: “Avanti di questo passo – dice all’Adnkronos un parlamentare di lungo corso – alle politiche sarà un bagno di sangue. Se prima era il Nord il tasto dolente, oggi andiamo malissimo anche al Sud, dove raccogliamo cifre da prefisso telefonico…”.

Nel mirino dei malpancisti c’è soprattutto l’inner circle di Conte: nei prossimi giorni si attende un’offensiva, da parte della minoranza interna, nei confronti dei ‘vice’ del presidente M5S, da molti considerati corresponsabili del disastro elettorale.

Dal canto suo però Conte prova a rilanciare, e per la giornata di domani convoca una conferenza stampa per “definire il percorso di completamento dell’azione politica del Movimento 5 Stelle” e “dell’organizzazione interna, anche per quanto riguarda le articolazioni territoriali”.

“Siamo nel pieno di un corso di rilancio, che avrebbe dovuto accelerare ed entrare nella fase 2, con una presenza stabile del Movimento sui territori. In questo momento siamo in ritardo, non abbiamo ancora costituito i gruppi territoriali, non abbiamo ancora i delegati territoriali. Non abbiamo ancora gli strumenti efficaci per far sentire forte la nostra vicinanza ai cittadini”, spiega l’ex inquilino di Palazzo Chigi. Basteranno le nomine dei referenti locali per tamponare l’emorragia di consensi e placare le fibrillazioni interne? Una domanda retorica, per molti.

A ‘godere’, intanto, è il ‘partito degli ex’, a partire dall’europarlamentare siciliano Dino Giarrusso, uscito dal M5S sbattendo la porta alcune settimane fa. L’ex Iena gongola per il risultato ottenuto a Messina da Federico Basile (“sostenuto da me e da Cateno De Luca”, rivendica l’eurodeputato). E invita gli scontenti ad aderire al suo progetto politico. “Mi pare che i dati di Palermo, dove pure gli arresti nella destra avrebbero dovuto aiutare il Movimento, la dicano lunga. Se poi vediamo i dati di Padova e altre importanti città italiane – osserva Giarrusso con l’Adnkronos – mi pare che la risposta, la totale bocciatura a questo farlocco nuovo corso, siano stati gli italiani a darla, non io”.

(Antonio Atte – AdnKronos)

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